Era in attesa di salire sul convoglio che l’avrebbe condotta a Roma per seguire un corso. Sul treno della linea Roma-Lido, all’altezza di Vitinia, sono iniziati i primi sintomi: sudorazione, vista annebbiata e senso di svenimento. Poi il malore per Cristina, residente ad Acilia, e la perdita dei sensi. Ma fortunatamente la ragazza non era sola: con lei un nutrito numero di passeggeri e, insieme al capotreno, hanno assistito la giovane e atteso l’arrivo dei sanitari del 118. «L’altruismo e l’amore per il prossimo esistono ancora», dice al “Il Messaggero” la 24 enne.
Cosa è successo
«Ora sto bene», racconta Cristina. «Tutto è iniziato diversi giorni fa mentre ero salita sul treno per arrivare a Roma. All’altezza di Vitinia ho avvertito i primi fastidi: avevo iniziato a sudare freddo e “vedevo nero”. Mi sono rivolta - spiega la ragazza - a una signora con cui avevo scambiato qualche parola e le ho detto che mi stavo sentendo male». Il treno prosegue il suo tragitto, ma nel frattempo la ragazza sviene e si risveglia alla fermata Tor di Valle. «Il capotreno - prosegue il racconto - mi ha preso in braccio e messa su una panchina».
L'appello ( e ringraziamenti) social
La giovane ha poi voluto lanciare un appello (social) e ringraziare le tante persone accorse in suo aiuto. «Scrivo questo post - si legge - per gli angeli che stamattina mi hanno soccorso durante una sincope sulla metro Roma-Lido e in particolare dopo in stazione a Tor di Valle. Non conosco i vostri nomi, vorrei ringraziarvi uno ad uno. Chi mi ha stretto la mano, chi mi ha restituito il telefono caduto durante lo svenimento, chi mi ha coperto con il suo cappotto restando al freddo, chi mi ha sorretto le gambe, chi ha chiamato l’ambulanza e chi non mi ha lasciato fino all’arrivo dei soccorsi nonostante gli impegni personali». «Un signore - sottolinea la giovane - che inizialmente aveva telefonato a mia mamma per avvisarla di quanto accaduto mi ha poi richiamata per avere notizie sul mie condizioni di salute. E’ bello vedere qualcuno adoperarsi per il prossimo e - conclude - che ancora esiste il rispetto per e dell’essere umano».