Poteva finire in tragedia, l’ennesima provocata in strada da chi si mette alla guida ubriaco. Solo il caso, e l’esperienza di un vicebrigadiere dell’Arma, hanno impedito il peggio l’altra sera nel centro di Colleferro, cittadina a sud della Capitale. Qui un marocchino di 34 anni, al volante di una Golf e con a bordo due suoi amici, un connazionale di 40 e un altro 34enne della vicina Paliano, ha seminato il panico. Era completamente ubriaco. Si è prima schiantato contro un muretto, poi ha proseguito la sua folle corsa con il militare rimasto aggrappato alla portiera della vettura, quindi ha bruciato una rotatoria dopo l’altra, fino a salire direttamente sull’ultima, la più vicina alla via Casilina, dove la macchina si è bloccata su un’aiuola. Non solo. Mentre i due amici continuavano, sconvolti (ma anche loro ubriachi) a gridargli di fermarsi, lui ha provato anche a dileguarsi a piedi. Salvo poi doversi arrendere di fronte allo stesso militare che aveva ferito poco prima e ai suoi colleghi. Solo dopo, quando ha cominciato a riprendere un po’ di lucidità, è scoppiato a piangere chiedendo scusa: «L’ho fatto perché quando ho visto la divisa ho avuto paura di perdere la patente e non potere più andare a lavorare». Ma per poco, a quel carabiniere, non l’ammazzava.
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Ma riavvolgiamo il nastro del film.
TASSO ALCOLEMICO
Il marocchino, residente a Colleferro, aveva un tasso alcolemico tre volte superiore al consentito e in passato gli era già stata ritirata la patente per guida in stato di ebbrezza. «Avevo paura di perderla di nuovo quando ho visto il carabiniere e non potere più andare a lavorare al mercato, a Roma, per quello ho provato a scappare», la sua giustificazione. Quindi è scoppiato in lacrime. È stato arrestato e condotto nel carcere di Velletri. Dovrà rispondere dall’accusa di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, nonché di guida in stato di ebrezza. Liberi gli altri due.