Roma, Villa Paganini da gioiello di Veltroni a simbolo del degrado

Roma, Villa Paganini da gioiello di Veltroni a simbolo del degrado
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Domenica 28 Agosto 2016, 20:41 - Ultimo aggiornamento: 30 Agosto, 19:40

Da gioiello restaurato da Veltroni a simbolo del degrado. E' la triste e scandalosa parabola di Villa Paganini, in via Nomentana. Nel 2004, infatti, il Comune spese tre milioni di euro delle casse comunali, per tornare a far splendere l'antica Villa. Un intervento di recupero importante che venne presentato con soddisfazione dall'allora sindaco Walter Veltroni. Una meraviglia con laghetto, ninfeo e torrente in cui si specchiavano le targhe delle vie interne dedicate a italiani illustri fra i quali Massimo D'Antona, Pio La Torre, Marco Biagi, Giorgio Ambrosoli.

Oggi Veltroni non è più sindaco e si dedica a ealizzare film. Ecco la pellicola che l'ex primo cittadino girerebbe a Villa Paganini non avrebbe alcun lieto fine. Anzi sarebbe un documentario su come si può distruggere un'area verde nel cuore della Capitale d'Italia.

Del laghetto, del ninfeo, del torrente restano solo le impronte aride e invase dai rifiuti. Alla voce “acqua” risponde ormai solo una fontanella accudita da chi porta i cani nell'area attrezzata, anch'essa malridotta e non certo per colpa dei frequentatori: il beccuccio non c'è più e l'acqua sgorga senza soluzione di continuità allagando il viale.

Del verde manto erboso, che nel 2004 risultò così brillante da far pensare ai parchi londinesi, non resiste che qualche ciuffo spelacchiato spesso deturpato da rifiuti e escrementi di animali.

E figuriamoci che l'assessore all'Ambiente, Dario Esposito, il giorno dell'inaugurazione spiegò che “la manutenzione dovrà essere molto accurata visto lo straordinario prato per il quale chiediamo una mano a tutti i cittadini”. Accurata? No, la manutenzione, nel corso degli anni, si è sempre ridotta fino a scomparire del tutto, come dimostra il pietoso stato di prati e di gran parte delle 80 (ottanta!) essenze storiche che erano state reimpiantate: dalle camelie alle canfore, dalle ginkobiloba ai cipressi. Difficile anche trovare un cestino per i rifiuti intero o non traboccante di immondizia. I muri sono rovinate da scritte, i cartelli e le targhe rotte o cancellate.

Altro che grande bellezza di sorrentiniana memoria. Un degrado lento e quotidiano che fa rabbia a chiunque abbia un minimo a cuore Roma.

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