Vigili malati a Capodanno, a giudizio ci vanno i medici

Vigili malati a Capodanno, a giudizio ci vanno i medici
di Michela Allegri
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Giovedì 8 Dicembre 2016, 09:46 - Ultimo aggiornamento: 9 Dicembre, 20:56
In pole position sul banco degli imputati per l'affaire Capodanno, ci sono ventidue camici bianchi. La prima tranche della maxi inchiesta della Procura sull'assenteismo dei vigili urbani, che la notte di San Silvestro del 2014 lasciarono sguarnite le strade della Capitale, si chiude con il rinvio a giudizio di una parte dei medici compiacenti, accusati dagli inquirenti di aver procurato ai piazzardoni un ingiusto vantaggio, realizzando certificati con modalità irregolari e consentendo loro di saltare il turno di lavoro. In questo caso, i dottori rispondono di accesso abusivo al sistema informatico e sostituzione di persona. Per i pm Nicola Maiorano e Stefano Fava, avrebbero compilato i referti di malattia utilizzando le credenziali di altri colleghi, che erano in ferie e che loro stavano sostituendo.

SOSTITUZIONE DI PERSONA
Nel capo d'imputazione, si legge che i dottori «abusivamente si trattenevano con tali credenziali nel sistema informatico della sanità pubblica, trasmettendo all'Inps un certificato telematico» in violazione di legge. Non è tutto. «Al fine di procurare ad altri un vantaggio consistente nella giustificazione per l'assenza, inducevano in errore l'amministrazione comunale, sostituendo illegittimamente la propria all'altrui persona, facendo apparire come emesso da altro medico il certificato» redatto nei confronti dei vigili.

I caschi bianchi che avrebbero beneficiato di questo trattamento di favore non sono stati indagati. L'errore, infatti, sarebbe stato commesso unicamente dai sanitari, e i referti, richiesti a valanga proprio a cavallo dell'ultimo dell'anno, sarebbero veritieri. Uno dei medici ha patteggiato una pena di 6 mesi di reclusione. Un altro, invece, è stato prosciolto. Anche i titolari delle credenziali telematiche rischiano di passare guai: nei loro confronti è stata chiesta una sanzione amministrativa.

Ieri, durante l'udienza preliminare, c'è stato anche un colpo di scena. Il gup, accogliendo un'istanza presentata dall'avvocato Daniele Bocciolini, difensore di uno degli imputati, ha respinto la richiesta di costituzione di parte civile di Roma Capitale. «Ho chiesto di estromettere il Comune perché qui non c'è stato un danno nei confronti dell'amministrazione, visto che i certificati non sono risultati fasulli», ha dichiarato il penalista. A compilare documenti effettivamente falsi, realizzati per consentire ai caschi bianchi infedeli di crearsi un alibi per saltare il turno, sarebbero stati altri 7 dottori. Nei loro confronti la Procura ha chiuso le indagini e si appresta a chiedere il rinvio a giudizio. Potrebbero finire sul banco degli imputati insieme ai piazzardoni avvantaggiati, che devono rispondere dell'accusa di truffa. Per i pm, i vigili avrebbero evitato di lavorare fornendo al comando di appartenenza giustificazioni inverosimili, percependo comunque lo stipendio e raggirando in questo modo il Campidoglio.

LE GIUSTIFICAZIONI
«Ho avuto una lacrimazione che m'impediva di stare al computer», ha dichiarato a verbale una vigilessa. A sbugiardarla, è stato il suo medico curante, che ha riferito ai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria di non ricordare se la donna fosse effettivamente andata in ambulatorio per farsi visitare. Il camice bianco aveva comunque riportato nel certificato la diagnosi di «influenza». Per la Procura, si tratta di un falso. Il sospetto è che il dottore, come i colleghi a rischio processo, abbia dispensato prognosi a distanza, magari per telefono.
Un altro casco bianco ha detto di aver chiamato il medico per un controllo a domicilio: «Non riuscivo ad alzarmi dal letto, lui ha lo studio vicino ed è venuto subito», ha raccontato. La versione è stata prontamente confermata dal sanitario. A smentire paziente e dottore, i tabulati telefonici: quel giorno, il professionista era in vacanza a 55 chilometri di distanza dall'abitazione dell'agente. Difficile dimostrare invece la malafede degli altri 741 vigili rimasti a casa la notte del 31 dicembre 2014. I certificati da loro presentati, infatti, si sono rivelati apparentemente regolari.