Scandalo affitti, i rimedi/ Punire i responsabili, equità e nuovo rigore

di Oscar Giannino
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- Ultimo aggiornamento: 6 Febbraio, 00:05
Ora possiamo dirlo. L’affittopoli pubblica a Roma ha dimensioni enormi. Non ci sono solo le centinaia di casi su cui è cominciata la prima ricognizione da parte del Campidoglio di abitazioni e sedi commerciali in pieno centro a canoni ridicoli da decenni, a condizioni di favore riconosciute a partiti, associazioni e privilegiati di vario ordine. Anche migliaia dei 50 mila canoni che spettano all’azienda regionale di edilizia pubblica Ater risultano non aggiornati, oppure mai incassati perché le abitazioni sono state occupate, o cedute ad altri a titolo pecuniario illecito da chi le occupava. Erano queste le cifre ben presenti al commissario Tronca, quando sin dall’inizio ha parlato di 100 milioni di euro di perdite annue per il solo Campidoglio come una stima largamente per difetto. 

Ora, al di là dell’indignazione popolare che è grande e sacrosanta, viene il momento di fissare alcuni punti fermi. Perché Roma non è affatto un’eccezione nel panorama sconfortante della generale incapacità di mettere a reddito un patrimonio pubblico nazionale di mattoni che, in tutta Italia, il Mef stimava in un valore superiore ai 400 miliardi. Le soluzioni dell’affittopoli romana possono e devono oggi divenire un modello di riferimento da adottare anche nel resto delle città italiane, se si continuerà a percorrere con decisione la strada finalmente imboccata dal commissario Tronca. 

Diciamo innanzitutto che a Tronca occorre essere grati. I sindaci capitolini che l’hanno preceduto masticano amaro, giungono quasi ad accusarlo di demagogia, di assumersi il merito di un lavoro già portato avanti da altri. Non è così. Tronca non ha pubblicato qualche dato on line per salvarsi la coscienza. Ha attivato task force operative. Ha chiamato in aiuto altri apparati dello Stato. Ha fissato tempi precisi per i controlli. E ha subito aggiunto che occorre identificare e punire tutti i dirigenti che per anni hanno permesso questo scempio. Non dimentichiamo che nel Lazio l’addizionale Irpef è al massimo in Italia, al 3,3%, e idem dicasi per quella comunale allo 0,9%. A chi paga sberle di tasse non si può offrire in cambio l’incapacità manifesta di Comune e Regione di non saper incassare ciò che dovrebbero pretendere da chi deve pagare secondo canoni adeguati.

Proprio le dimensioni di affittopoli indicano qual è la vera ragione di decenni di totale “distrazione” del padrone pubblico. Non raccontiamoci la storia che si tratti di semplice incuria e inefficienza amministrativa. Quella dell’edilizia pubblica a prezzi illegittimi di favore è una grande macchina di consenso clientelare. Per questo è un commissario e non un sindaco eletto di destra o di sinistra, ad affondarvi il coltello della giustizia.

Ora si tratta di stabilire appunto delle soluzioni che costituiscano precedenti che facciano dovunque testo. Come esempi virtuosi da imitare. Ne indichiamo cinque. I responsabili – amministrativi e politici - del pregresso saranno perseguiti per danno erariale dalla Corte dei Conti. Ma intanto i dirigenti amministrativi possono e devono essere licenziati, senza attendere la Corte e le Procure. I titoli di legittimità degli affittuari vanno ricontrollati in massa, insediando appositi uffici incaricati di verifiche regolari nel tempo. Deve essere rigorosa la classificazione secondo Isee dei legittimi affittuari a canone non di mercato, ma secondo criteri di housing sociale. Gli occupanti senza titolo o con contratti scaduti da decenni vanno sfrattati, perché i canoni a cominciare dal centro devono poter garantire un giusto ritorno alla proprietà pubblica. E va definito un piano di cessioni che distingua il prezzo di offerta d’acquisto secondo criteri oggettivi. 

E’ un mix di rigore inflessibile e di ripristino oggettivo di criteri di vera equità, quello che serve per ricondurre l’affittopoli romana a un esempio di virtù civica di a cui andare fieri. I cittadini di Roma e del Lazio se lo meritano, per quanto sopportano ogni giorno. Ed è bene che ogni candidato al Campidoglio scriva questo impegno come prioritario, nel suo programma, perché Tronca può solo avviare l’opera ma spetterà ad altri compierla. Estendendo lo stesso rigore a tutta la troppo estesa presenza pubblica nella vita della Capitale e della Regione, a cominciare dalla condizione disastrata in cui versano molte delle grandi società pubbliche, dai trasporti ai rifiuti. Si può fare, questa è la buona notizia. Ma bisogna farlo.
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