Roma, ragazzo accoltellato, il padre: «Lo picchiavano e urlavano: Via da qui, piazza Cavour è nostra»

Roma, ragazzo accoltellato, il padre: «Lo picchiavano e urlavano: Via da qui, piazza Cavour è nostra»
di Camilla Mozzetti
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Lunedì 17 Ottobre 2016, 08:32 - Ultimo aggiornamento: 08:33
«Ad aggredire mio figlio erano in una trentina, tutti adulti, trentenni e più» dice il padre del ragazzo ferito a coltellate l'altra notte a piazza Cavour. E' accanto a lui, ricoverato al Santo Spirito. Secondo la sua versione non c'entrano le contese per le ragazze o la diaspora che, assunta ormai a cliché, descrive da anni - senza possibilità di replica - la gioventù romana, dividendola tra coloro che possono, perché nati e cresciuti a Roma Nord e coloro che si arrabattano perché originari di Roma Sud o di altri quartieri. Storia buona, forse, per qualche soggetto cinematografico ma molto differente dalla realtà di quanto accaduto lo scorso venerdì sera a piazza Cavour. Quando, ai piedi del Palazzaccio, ha fatto irruzione un gruppo di almeno 30 persone sopra in trent'anni, che ha iniziato a urlare, generando il panico, «la piazza è nostra», prima di raggiungere un giovane e aggredirlo selvaggiamente. Il sedicenne, colpito quasi a morte, è steso su un letto nel reparto di Chirurgia all'ospedale Santo Spirito. Ha il volto coperto dalle ecchimosi, i cerotti sulla testa, lo sguardo rivolto in basso. E' sotto choc, riesce a sussurrare: «Prendeteli affinché non facciano ancora del male ad altre persone». Ma a spiegare cosa davvero sia accaduto nel pieno Centro di Roma è il padre del ragazzo.
Signor Eugenio, lei esclude che suo figlio, stando alle prime ricostruzioni, sia rimasto vittima di una rissa scoppiata tra giovani, scatenata da futili motivi e portata avanti anche da ragazzi che sembrano appartenere all'estrema destra?
«Lo escludo assolutamente, mio figlio non si occupa di politica e non stava dando fastidio a nessuno, non c'è stata nessuna rissa tra ragazzi, era in piazza con gli amici. E' stato massacrato senza un perché».
Allora cosa è successo? Da chi è stato massacrato?
«Erano da poco trascorse le 23, mio figlio stava chiacchierando proprio al centro della piazza con dei suoi compagni, a un certo punto è piombato un gruppo di almeno trenta persone, ben più grandi di loro, che hanno iniziato a urlare Questa piazza è nostra, andate via, è iniziato il fuggi-fuggi generale, questo squadrone si è diviso iniziando a rincorrere mio figlio ed altri».
Quindi suo figlio non era all'interno di una fazione?
«No. Le ripeto, stava chiacchierando con i suoi amici. Poi impaurito, come gli altri, ha iniziato a scappare quando questo gruppo ha iniziato a inseguirli. Da quello che ho saputo, pare che questi energumeni si divertano così: nel weekend hanno piacere a vedere fuggire le persone. A mio figlio gli avevano raccontato di questa storia ma non l'aveva mai vissuta. Ha tentato di scappare, ma è stato raggiunto, buttato in terra, prima picchiato e poi selvaggiamente accoltellato, non c'era neanche moltissima gente a quell'ora».
Suo figlio ha potuto vedere in volto gli aggressori?
«Purtroppo no, non c'è stato tempo neanche per un diverbio. Diversamente dai suoi amici, è stato meno veloce a fuggire ed è stato aggredito da più persone, gli hanno dato calci in testa e poi due pugnalate di cui una a pochi centimetri dal cuore, per fortuna superficiali, ed è svenuto. Si è risvegliato in ambulanza mentre arrivava in ospedale, alcuni ragazzi che hanno assistito alla scena, e hanno già riferito alle autorità, hanno riconosciuto qualcuno in questo gruppo».
Cosa pensa di fare adesso? E come giudica quanto accaduto?
«Non escludo di scrivere al ministro dell'Interno e anche al sindaco. Quello che è accaduto è molto singolare, per non usare altre parole. Piazza Cavour è una zona centrale di Roma, c'è un commissariato di Polizia e una compagnia di Carabinieri oltre a una pattuglia fissa di militari. Questa volta è andata bene, ma la prossima? In tanti dicono di sapere, di conoscere questa banda di esaltati delinquenti, il bisbiglio è sempre più rumoroso. Cosa aspettiamo a prenderli? Aspettiamo il morto?».
 
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