«A Ostia una guerra tra clan»: ma gli agenti se ne vanno

«A Ostia una guerra tra clan»: ma gli agenti se ne vanno
di Mauro Evangelisti
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Mercoledì 6 Dicembre 2017, 07:53 - Ultimo aggiornamento: 09:10

Dopo due anni di commissariamento, a Ostia i clan rappresentano ancora un male grave che influisce e condiziona il tessuto economico e sociale su un territorio in cui però abitano e lavorano decine di migliaia di persone oneste, la maggioranza. È lo scenario che emerge dalla riunione della commissione parlamentare anti mafia a Ostia, che qui era già stata quando il municipio fu sciolto. Gli ultimi eventi visibili - il giornalista aggredito da Roberto Spada subito dopo il primo turno delle elezioni, la spedizione punitiva in una pizzeria pochi giorni dopo il ballottaggio dove fu ferito anche un familiare dei Fasciani, gli spari alle porte delle abitazioni del clan - hanno mostrato che ancora lo Stato non controlla il territorio. Rosy Bindi, presidente della commissione, spiega: come sempre accade quando in un territorio insistono più organizzazioni criminali, «quando viene colpita una di queste si ridiscutono tutti gli equilibri e avviene con l'uso della violenza. A Ostia si è rotto un equilibrio. Non è da escludere che possano affacciarsi altre organizzazioni. Lo Stato ora c'è, ma c'era troppo poco qualche tempo fa».

SFIDE
Così le famiglie criminali hanno occupato il territorio, hanno intimidito con la violenza, dialogato con la politica e riversato denaro sporco e su parte dell'economia di Ostia. Si tratta di un territorio che non è mafioso perché la grande maggioranza dei cittadini è onesta, come ha precisato la Bindi, ma su cui i clan hanno nel tempo aumentato la loro forza. Dice la presidente: «Riteniamo che l'attenzione del Paese delle ultime settimane abbia dato maggiore impulso alla presenza dello Stato. Questa presenza è oggi forte, determinata e consapevole e sta già ottenendo risultati importanti. Tuttavia prima che ci consentano di affermare che il potere mafioso è stato sconfitto dovrà passare un po' di tempo».
Seduta delle commissione antimafia a porte chiuse, nel palazzo della scuola tributaria della Finanza: ascoltati prefetto Paola Basilone, il questore Guido Marino, il procuratore aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia, Michele Prestipino, la presidente del X Municipio Giuliana Di Pillo e il direttore del Municipio, Cinzia Esposito, che due anni fa fu oggetto di minacce. Domanda al prefetto Basilone: durante le elezioni c'è stato uno spiegamento di forze dell'ordine straordinario a Ostia, ora gli agenti torneranno a Roma? In sintesi, sì. Il prefetto: «L'attenzione non deve diminuire, la situazione continuerà ad essere monitorata. Una massiccia presenza non si potrà mantenere, gli agenti sono stati sottratti a Roma, dove servono forze in chiave anti terrorismo. Ma a Ostia rivedremo il controllo coordinato, sarà più intelligente, mirato e georeferenziato sui reati». Conclusione della Bindi: «A Ostia le tre storiche famiglie mafiose, Triassi, Fasciani e Spada, sono qui da prima che venisse analizzato il fenomeno di Mafia Capitale». Tra il senatore Stefano Esposito (Pd) e la presidente Di Pillo (M5S), distanze sul Pua preparato dal commissario Vulpiani e che la giunta si appresta a varare. E' lo strumento urbanistico per la regolamentazione degli arenili. Secondo Esposito non favorirà la libera concorrenza sul fronte delle concessioni, rischiando di privilegiare gli autori di abusi e gli attuali gestori. Di Pillo: «Daremo tutti i chiarimenti tecnici con un documento, si tratta di un provvedimento molto importante».
 

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