Lo scempio dell'Eur, in trincea per difendere la bellezza di Roma

di Claudio Strinati
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Lunedì 8 Febbraio 2016, 23:55
Sono passati più di tre mesi dal 22 ottobre scorso quando il Palazzo della civiltà italiana all’Eur è stato riaperto, dopo un magnifico restauro, dal gruppo Fendi che lo ha preso in gestione per svolgere alcune delle sue più importanti attività con una cerimonia tesa a esaltare la rilevanza storico-artistica del formidabile edificio in cui veniva ospitata una bella mostra sulla vicenda dell’Eur e su una stagione, tra la fine degli anni Trenta e l’inizio dei Quaranta, della creatività italiana veramente esaltante, come gli storici dell’arte e dell’architettura hanno da tempo definitivamente chiarito.

Il palazzo della civiltà italiana nacque certo in un clima di asfissiante retorica nazionalista ma gli artisti che lo concepirono e lo costruirono erano dei giganti che esprimevano una potenza progettuale ed esecutiva che nulla aveva a che fare con gli aspetti più caduchi e vergognosi del declinante Regime. Ed è questa la ricchezza e la verità della storia quando, malgrado tutto, resta vigente il principio supremo dell’arte quale strumento di identificazione e realizzazione di strategie di progresso e positive. 

Il culto della patria, il rispetto delle tradizioni, possono, se ben interpretati, garantire la possibilità di non sentire alcuna cesura o perdita rispetto a ciò che la storia ci ha consegnato, permettendo ai creatori di continuare a pensare e a fare. 


Quasi tutti, così, condividono l’ idea in base a cui l’ ultima grande esperienza architettonica della Roma moderna è appunto l’Eur, un progetto vero, una visione integralmente urbanistica come fu nel Rinascimento dopodiché qualcosa si è incrinato fino alle aberrazioni grottesche della cesura micidiale tra centro e periferia, una maledizione civile e sociale da cui sarà arduo riprenderci e la cui origine risale a quello stesso fascismo che fece progettare l’Eur dove il Palazzo della civiltà italiana è un fulcro ineludibile.

L’idea era quella di plasmare un territorio che avrebbe generato un nuovo centro e da questo altri ancora sarebbero sorti nel nome di una abitabilità e vivibilità ancora scaturita dal pensiero umanistico dei nostri predecessori. Agli inizi del secolo ventesimo de Chirico aveva rappresentato nei suoi quadri metafisici il sogno di una città ordinata, silenziosa, quieta , solenne dove l’ elemento dominante è la piazza, simbolo stesso della vita civile. Ma quel senso di separatezza, di lontananza che in de Chirico è la quintessenza della bellezza della sua arte, nella concreta architettura dell’Eur è rimasto come un sorta di memoria di una colpa insanabile da cui pure è nato un pensiero così grande e generoso. E adesso la devastazione subita dalla scalinata del Palazzo della civiltà italiana è proprio il segnale più pericoloso di un rischio di trascuratezza e di abbandono che non può e non deve essere tollerato da una società come la nostra che si dice (e per larga parte è) dedita alla tutela e alla salvaguardia della sua tradizione culturale. Il Palazzo della civiltà italiana ne fa parte a tutti gli effetti, come e quanto la Barcaccia di Pietro Bernini massacrata ignobilmente poco tempo fa da gente giustamente additata come vergogna del mondo intero. Un brutto episodio come questo dell’ Eur deve indignare le coscienze di tutti noi. 

Il ministro Franceschini sta operando e assai bene in questa direzione di giusta repressione di attività che debbono essere definite criminose, e dobbiamo ricordare la lezione dei grandi maestri della cinematografia come Paolo Sorrentino con la sua grande bellezza o Sam Mendes col suo 007 che percorre proprio queste vie del sapere e dell’ avventura, quasi a ribadire che il punto essenziale è formare i nostri giovani come se ancora abitassimo tutti nel Rinascimento.

 
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