Casamonica, il sit in antimafia come rattoppo

Casamonica, il sit in antimafia come rattoppo
di Mario Ajello
3 Minuti di Lettura
Giovedì 3 Settembre 2015, 06:01 - Ultimo aggiornamento: 09:31
Il quartiere è quello di Cinecittà, dopo l'orrendo kolossal dei funerali del boss. Sullo stesso set dei Casamonica va in scena un remake a rovescio. Il film posticcio di un nuovo battesimo della legalità - «Contro tutte le mafie!» - che somiglia più che altro a una passerella. Comprensiva del sindaco appena sbarcato dalle Americhe e animata dal suo partito, il Pd. Quello che più a lungo ha governato in questi anni a Roma, mentre il virus della criminalità cresceva a dismisura. Fino a trovare il sugello scenico della propria escalation nelle esequie del 20 agosto alla chiesa di don Bosco.



Questa volta, in questo stesso luogo, oggi pomeriggio, alla manifestazione che vorrebbe cancellare quello sfregio che resta apertissimo, non ci saranno le rose gettate dal cielo. Ma si vedranno tutte le spine di una politica che a Roma non ha saputo dare una risposta giusta al momento giusto - cioè non è riuscita per sottovalutazione e inerzia a gestire la vicenda dei funerali di Casamonica - e non sa dare una risposta giusta neppure nel momento sbagliato. Ossia due settimane dopo, con questa sfilata nella quale non ci saranno bandiere di partito perchè è meglio non mettere troppo la faccia sui propri errori trascorsi e dove Matteo Orfini ha allestito il palcoscenico per Ignazio Marino.



Il quale dopo avere bucato l'evento clou del 20 agosto, sia con la sua assenza fisica dalla città sia con la sua assenza politico-amministrativa, adesso si tuffa in questa rappresentazione in piazza. Che serve forse a mobilitare la città - ma quanti cittadini vi parteciperanno? Più o meno di quelli che hanno cantato i temi del Padrino in onore del «re di Roma» appena scomparso? - e rischia di diventare l'esibizione di un protagonismo del sindaco a scoppio ritardato e l'ennesima messa cantata dei professionisti dell'anti-mafia.



Se Libera s'è sfilata, altre associazioni invece no. Sel cavalca l'onda - ma avrebbe dovuto cavalcare il buon governo quando era al governo della città - mentre il Pd c'è ma senza i suoi simboli. Mentre Renzi ha mostrato nelle sue dichiarazioni una certa distanza dall'indignazione posticcia per i funerali-show di Casamonica: «A me interessa prendere i boss da vivi».



Il grido della neo-piazza è: «Riprendiamoci la città!». Ma a dirlo adesso quanto vale? Non serve, più che altro, a rifarsi l'anima bella? Non funge soltanto come una toppa non troppo resistente sull'indifferenza di tutti, anche di molti cittadini, rispetto al malaffare dilagante e che si cerca di non vedere o di contro-spettacolarizzare con eventi come quello odierno?

E se le responsabilità dello spavaldo film originario e del suo triste remake sono per buona parte della politica, è figlio di una lettura politica sbagliata su Roma anche questa zuffa pallonara che sta andando adesso in onda a colpi di parolacce.



Tra il «Roma m...», gridato dall'assessore Stefano Esposito, e «il Juve m...» che gli viene replicato dentro e fuori dalla maggioranza capitolina. Quando la politica s'inabissa al di sotto di ogni aspettativa, il risultato è l'unione tra il brutto cinema d'essai e una sorta di Processo del lunedì ancora più sboccato. Mentre i Casamonica si preparano alla prossima festa. O magari se la ridono per il fatto che la protesta di oggi pomeriggio non si svolge coraggiosamente di fronte alle loro ville ma in una piazza desolata, tra le probabili imprecazioni degli automobilisti bloccati ancora una volta nel traffico e soprattutto intrappolati nelle loro paure, irrisolvibili a colpi di slogan.