Rieti, spaccio di droga in Sabina: cinque condanne, cinque patteggiamenti e una messa alla prova

Carabinieri (Archivio)
di Renato Retini
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Mercoledì 17 Aprile 2024, 00:10

RIETI - Serie di condanne inflitte nel processo di primo grado per il traffico di droga tra la Sabina e Roma che, nell’ottobre dello scorso anno, portò i carabinieri di Rieti a eseguire numerosi arresti e all’applicazione di diverse misure cautelari.

Gli esiti. Dei diciassette imputati iniziali, undici sono stati giudicati ieri mattina: cinque hanno scelto il processo con il rito abbreviato, altri cinque hanno patteggiato la pena. La giudice dell’udienza preliminare, Floriana Lisena, ha parzialmente accolto le dure richieste di condanna formulate dal pubblico ministero Edoardo Capizzi, che aveva sollecitato pene varianti tra i sei e i nove anni. A D.D.D., assistito dagli avvocati Alberto Patarini e Simone Marchesani, sono stati inflitti 4 anni e 8 mesi, a V.T. 4 anni e 5 mesi, a S.S. 4 anni, a G.D. 2 anni e 8 mesi, e a J.F. sedici mesi. Sono poi seguiti i patteggiamenti, il più alto a 4 anni ha riguardato G.M. (difeso dagli avvocati Angelo Picchioni e Patrizio Mercadante), poi pene inferiori a due anni (nel collegio difensivo gli avvocati reatino Elena Leonardi e Stefano Marrocco), mentre l’undicesimo imputato (assistito dall’avvocato Andrea Santarelli) ha ottenuto la messa alla prova, una procedura introdotta dalla legge Cartabia, che sospende il procedimento e concede all’imputato di svolgere lavori di pubblica utilità.
Se l’istituto si conclude con esito positivo, il processo sarà estinto e la condanna evitata. Le motivazioni della sentenza saranno note tra 60 giorni (la gup Lisena è stata chiamata a decidere anche sulle istanze di remissione in libertà degli imputati attualmente ai domiciliari), ma i difensori degli imputati condannati in abbreviato hanno già preannunciato il ricorso in appello.

La vicenda. L’attività di spaccio, secondo la ricostruzione operata da procura e carabinieri, si snodava tra alcuni Comuni della Sabina, in testa Poggio Moiano, dove vivono alcuni degli imputati, con Casaprota, Mompeo, Castelnuovo di Farfa, e Roma, dove operavano altri pusher, arrestati e oggetto di un procedimento separato nella Capitale, perché coinvolti in altre inchieste.

Intercettazioni telefoniche, pedinamenti, rilievi fotografici, le denunce di molti genitori dei giovanissimi clienti e, soprattutto, le ammissioni fatte da questi ultimi in caserma sull’acquisto delle sostanze stupefacenti (hashish, marijuana, ma anche cocaina), con l’indicazione dei nomi dei fornitori, hanno fornito un quadro nitido di quanto accadeva da anni nel paese dell’alta Sabina, e rimasto a lungo impunito, tanto che il traffico era proseguito anche durante il periodo di lockdown causato dall’emergenza pandemica, con un giro di affari calcolato in mezzo milione di euro. L'operazione finale scattata nel 2023 impegnò 70 carabinieri del reparto operativo di Rieti, della stazione di Poggio Moiano, delle compagnie di Rieti, Poggio Mirteto, Cittaducale e Monterotondo.

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