Rieti, Carlo Valente in finale
al Premio De Andrè

Carlo Valente
di Giacomo Cavoli
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Sabato 16 Gennaio 2016, 00:47
RIETI - Invariabilmente, Carlo Valente. Per la felicità, basta soltanto un piccolo passo in avanti: tutto il resto è puro talento che, venerdì prossimo, nella Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, porterà dritto dritto lo chansonnier di Fiamignano alla finalissima del Premio De Andrè. E’ bastata la serata a Campoli Appennino, la scorsa estate, per convincere la giuria che «Crociera Maraviglia», il singolo omonimo del secondo album in uscita di Valente, fosse una delle dodici canzoni da meritare la ribalta della finale, nella serata-omaggio a uno dei più grandi cantautori di tutti i tempi.

IL PERCORSO
Virale sul web grazie al video girato alla stazione Termini, racconto senza rabbia di un’anonima traversata della speranza da un indefinito punto della costa africana fino a Lampedusa, «Crociera Maraviglia» è - fuori da paradossi letterali - punto d’approdo di Valente, al suo secondo lavoro in studio, dopo il debutto grazie all’Ep «Collezioni » e un tour folgorante pronto a ripetersi: «Essere a Roma - per Valente - è una grande responsabilità: significa omaggiare la memoria di De Andrè attraverso le nostre canzoni». Sul palco dell’Auditorium, nella prima delle due serate del Premio, accanto a Carlo ci saranno i Be-Folk, gli amici di una vita provenienti da Corvaro, pronti a ri-arrangiare la «Crociera Maraviglia» in chiave folk: a casa, Valente potrebbe portarsi uno o tutti e tre i premi di giuria, quelli come Miglior Testo, Interpretazione e Voce. E, intanto, nel sondaggio
online di un quotidiano nazionale, la sua canzone è già prima fra le dodici finaliste. Il disco di «Crociera Maraviglia » uscirà invece ad inizio marzo con un singolo a sorpresa, evitando così il fuoco incrociato sanremese: stavolta, nel secondo album, Valente c’ha «messo dentro tutto: maturità esistenziale, tematica, linguistica e musicale». Finire sulla graticola delle critiche alle tematiche forti non lo spaventa: «Il singolo di Tra l’altro (Federico Aldrovandi che, in punto di morte, perdona i suoi assassini, ndr) è stato criticato da una giuria come la solita canzone impegnata. Ma, a me, il solito cantautorato pop che appesta questo nostro periodo musicale non piace».
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