Vaticano: ecco perchè gli Usa bloccarono il viaggio di Papa Wojtyla in Iraq

Vaticano: ecco perchè gli Usa bloccarono il viaggio di Papa Wojtyla in Iraq
di Franca Giansoldati
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Martedì 14 Febbraio 2017, 18:24 - Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 13:24
CITTA' DEL VATICANO Il Vaticano ha svelato tutti i retroscena politici della mancata visita di Giovanni Paolo II in Iraq, nel 2000. Si trattava di un viaggio a Ur dei Caldei, dove secondo la tradizione è nato il patriarca Abramo. Gli Stati Uniti ostacolarono in ogni modo il progetto di Papa Wojtyla fino a che alla fine anche Saddan Hussein, allora saldamente al governo, fu indotto a fare un passo indietro. Era un periodo complicato, l’Iraq era sottoposto a sanzioni, gli Usa sospettavano che nascondesse armi atomiche. Nessuno immaginava che quel viaggio forse avrebbe aiutato il mondo ad evitare una guerra.

Il cardinale Giovanni Battista Re - all’epoca Sostituto alla Segreteria di Stato - ricostruisce, passaggio dopo passaggio, il progetto religioso che avrebbe creato le basi per rendere più difficile il conflitto in Iraq nel 2003, voluto principalmente dagli Usa sulla base di informazioni false e del cosiddetto Niger-gate. Il cardinale Re riflette sul fatto che le devastanti conseguenze che ancora oggi si riverberano nel Medio Oriente, dall’Isis al conflitto in Siria, non ci sarebbero state. La storia avrebbe preso una direzione diversa.

Sull’Osservatore Romano il cardinale, spiega che gli Usa erano totalmente contrari alla visita papale e fecero di tutto per bloccarla perché avrebbe «rafforzato Saddam e reso più difficile un intervento militare contro l’Iraq. Gli echi che avrebbe avuto il viaggio papale in Iraq, compiuto con la sospensione dell’embargo da parte dell’Onu, sarebbero andati in senso contrario a una guerra degli Usa finalizzata all’instaurazione di un sistema democratico. In realtà, la visita di Giovanni Paolo II in terra irachena avrebbe probabilmente orientato a trovare una soluzione pacifica, tanto più che in realtà né il sospettato programma nucleare segreto né le armi chimiche esistevano, come poi risultò».

«Un punto sembra certo: se tale infelice guerra non avesse avuto luogo, non avrebbero probabilmente avuto luogo le cosiddette primavere arabe con le conseguenze da esse portate, né l’attuale guerra in Siria che dura ormai da sei anni, né il sedicente Stato islamico, almeno per quanto riguarda le basi che esso riuscì ad avere in Iraq e in Siria. E di conseguenza neppure vi sarebbero oggi i numerosissimi profughi che fuggono dalla guerra verso l’Europa per sottrarsi alla morte. Né i migranti che, spinti dalla fame, cercano una prospettiva di futuro, mentre non pochi di essi, purtroppo, periscono tragicamente in mare, rendendo ancora più grave una emergenza che non sembra avere fine. È una pagina di storia che fa pensare».
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