Difendiamoci con queste leggi ma più rigore

di Carlo Nordio
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Giovedì 28 Luglio 2016, 00:05
L'attentato di Rouen ha eliminato, qui in Francia da dove scrivo, le residue speranze di pace. E non solo di pace con l’Isis, con cui ormai la guerra è riconosciuta da tutte le forze politiche. Ma anche di pace interna, intesa come condivisione di valori e di strategie cui una nazione è chiamata quando suona il “tocsin”, la campana a martello del conflitto mortale. Perché mai si è vista, neanche davanti agli orrori del Bataclan e di Nizza, una serie di reazioni così accese ed esasperate. Hollande ha ribadito che si è in guerra.

Sarkozy ha aggiunto che questa va combattuta con tutti i mezzi, lasciando intendere le leggi speciali. E Marine Le Pen, attribuendo la colpa di quanto accade ai governi degli ultimi trent’anni, ha rincarato la dose. I francesi, almeno quelli intervistati dalle varie televisioni, hanno ammesso di essere disposti a rinunciare a varie libertà (e alle connesse garanzie costituzionali) pur di battere il terrorismo e riacquistare la sicurezza perduta. Intanto tutti si domandano quando e dove il nemico colpirà ancora.
 
L’esasperazione dei francesi, e delle polemiche che ne sono la conseguenza, è questa volta giustificata da due raccapriccianti novità. La prima, l’atroce sgozzamento a freddo di un anziano e mite sacerdote cattolico. La seconda, il fatto che l’assassino fosse noto come aspirante terrorista, e che, quantunque condannato, fosse agli arresti domiciliari con la sola cautela del braccialetto elettronico. Il diluvio di critiche si è quindi riversato anche sui giudici e il sindacato magistrati ha provato, naturalmente senza successo, a difendersi. Bisogna ammettere che, al confronto, in Italia i rapporti con le toghe sono ora idilliaci.

Le proposte forcaiole sono dunque fioccate. Qualcuno ha pensato addirittura a una sorta di carcerazione preventiva per i sospettati. Non bisogna stupirsi di queste apparenti stravaganze. Come abbiamo scritto più volte, le garanzie liberali sono un lusso che accompagna la sicurezza. Quando questa viene meno e le persone hanno paura, anche le anime colte e gentili diventano irrazionali e feroci.

Il fatto è che l’assassino del sacerdote era un cittadino francese. E quindi tutte le misure amministrative adottabili contro gli stranieri, a cominciare dall’espulsione, sarebbero state inapplicabili. Ed é questo il dramma della Francia, e anche della Germania e del Regno Unito. Nel seno delle loro numerose comunità musulmane vivono potenziali terroristi, di seconda o terza generazione, che non possono essere allontanati. Né possono essere isolati o incarcerati, se non nei casi di crimini commessi e giudizialmente riconosciuti. Ecco perché, in queste occasioni, emergono voci che in altri tempi sarebbero state bollate come inaccettabili rigurgiti liberticidi, e che adesso trovano spazio, attenzione e persino condivisione anche in ambienti democratici e liberali. Questo almeno in Francia, qui ed ora.

E da noi? Da noi la situazione è, non sappiamo ancora per quanto, meno disperata. Non solo perché l’attività di intelligence e di controllo territoriale hanno, almeno fino adesso, funzionato. Ma anche e soprattutto perché i pochi o tanti sospettati di connivenza terroristica, non essendo cittadini italiani, hanno potuto, nella più perfetta legalità costituzionale, essere individuati ed espulsi. La mancanza di un impero coloniale, e della conseguente “integrazione” di milioni di individui di culture diverse, ci hanno evitato di ficcarci nel vicolo cieco dove annaspano i francesi. Nonostante gli impacci burocratici, e le risorse limitate e insufficienti, siamo ancora in grado di rispedire al mittente i seminatori di fanatismo e di odio.

Questo tuttavia ripropone, in termini ancora più drammatici e urgenti, il tema del controllo delle frontiere, della cessazione dell’immigrazione clandestina, della rapida ed efficace distinzione tra esuli politici, profughi economici e potenziali criminali. In sostanza, nient’altro che l’applicazione, senza animosità ma anche senza indulgenza, delle leggi esistenti. Qualche anima bella protesterà che prima di tutto bisogna essere umani. No, prima di tutto bisogna essere saggi e giusti, ricordando che la giustizia con una mano regge la bilancia e con l’altra la spada. E che un chirurgo bravo sacrifica un braccio per salvare una vita, anteponendo il raziocinio alla stucchevole pietà. Soltanto così, applicando rigorosamente le leggi esistenti, potremo evitare che un’ondata di paura ne reclami di tragiche nel futuro.
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