Corsa alla Casa Bianca, Trump è il candidato dei repubblicani: raggiunto il numero di 1238 delegati

Corsa alla Casa Bianca, Trump è il candidato dei repubblicani: raggiunto il numero di 1238 delegati
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Giovedì 26 Maggio 2016, 19:43 - Ultimo aggiornamento: 28 Maggio, 08:58

E' lo stesso Donald Trump, dopo l'antipazione dell'Ap, che annuncia trionfalmente di aver superato il numero magico di 1237 delegati per la nominaton repubblicana alla Casa Bianca, includendo l'impegno di voto di alcuni delegati 'unbound', non vincolati. Una incoronazione non ancora ufficiale, e con lo speaker della Camera Paul Ryan che continua a rimandare il suo endorsement in attesa di una unità di partito «vera, non presunta».

«Sono così onorato, così onorato da queste persone». Così Donald Trump ha ringraziato chi gli ha assicurato il proprio sostegno, tra cui i 15 delegati dello stato del North Dakota «che ci hanno portato alla vittoria». Trump ha risposto nel corso di un evento a Bismarck ad una domanda sul raggiungimento del numero di delegati necessari ad assicurargli la nomination: «Tanti pensavano che sarei dovuto arrivare a luglio prima di essere sicuro della nomination, invece abbiamo avuto grandi successi. Ora posso sedermi e guardare Hillary e Bernie che devono ancora darsi da fare», ha aggiunto. Con lui sul palco 15 unbound delegates dello stato del North Dakota che hanno promesso al tycoon il loro appoggio.

Una grande spinta per il re del mattone, il quale già promette come probabile vice una donna o un esponente delle minoranze e svela la sua svolta a favore dell'industria energetica tradizionale in barba ad ogni preoccupazione ambientale.  Ma Trump non è per nulla preoccupato dell'ondata internazionale di nuove ostilità 
che suscita. «Se i leader del mondo sono scossi da me è una cosa buona», ha replicato il tycoon cavalcando la protesta anti establishment.

 


Ma la prospettiva di Trump alla Casa Bianca e dell' affermazione di altri leader demagogici spaventa anche in Europa, come ha rivelato un controverso twitter di Martin Selmayr, braccio destro del presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker: «G7 2017 con Trump, Le Pen, Boris Johnson, Beppe Grillo? Uno scenario horror che mostra bene che vale la pena di lottare contro il populismo». Una esternazione che ha suscitato un vespaio di polemiche e reazioni, compresa quella via twitter dei 5 stelle: «con Juncker 122 milioni di poveri, 26 milioni di disoccupati, un paradiso per le lobby e per scandali fiscali».

Anche il presidente Obama ha parlato delle combattute primarie in campo democratico, evitando ancora una volta di prendere posizione.
«Lasciate decidere agli elettori, durante le primarie la gente diventa un po' scontrosa, è il processo elettorale che lo esige», ha spiegato. «È importante per noi lasciare terminare le primarie in modo tale che i due campi siano orgogliosi di quello che hanno fatto», ha aggiunto. «Conosco bene Hillary e Bernie, sono persone perbene», ha proseguito, ribadendo la sua convinzione che i democratici trovino l'unità sul loro candidato perché «non ci sono enormi differenze di fondo». Ma Sanders sta facendo di tutto per marcare la sua differenza da Hillary, anche sulla posizione più equilibrata da prendere verso Israele nella piattaforma della convention, e spera di fare il colpaccio il 7 giugno in California, dove i sondaggi li danno quasi testa a testa. L'ex first lady è ormai sicura di raggiungere la maggioranza dei delegati ma restano alcune incognite. Come l'inchiesta dell'Fbi sull'emailgate, che a suo avviso «non avrà effetti» ma che per Trump dimostra la sua «cattiva capacità di giudizio».

Oppure il teorico cambio di opinione dei superdelegati di fronte ad altre vittorie del senatore del Vermont nelle restanti primarie e a sondaggi che lo indicano in grado di battere agevolmente Trump, a differenza di Hillary. Su questo sfondo Sanders, dopo che la sua rivale ha rifiutato un duello tv con lui, ha concordato un dibattito televisivo con il tycoon, anche se ora quest'ultimo sembra subordinarlo alla possibilità di raccogliere 10 milioni di dollari in beneficenza: l'evento comunque farebbe il gioco di entrambi, che si accrediterebbero reciprocamente come possibili sfidanti. A spese dell'ex segretario di Stato.





 

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