Il bimbo muore a sette giorni, 42 anni dopo la madre scopre che il corpo è sparito dalla bara

Il bimbo muore a sette giorni, 42 anni dopo la madre scopre che il corpo è sparito dalla bara
2 Minuti di Lettura
Lunedì 23 Ottobre 2017, 13:08 - Ultimo aggiornamento: 25 Ottobre, 10:50
«L'unica cosa che voglio, dopo 42 anni, è un funerale cristiano e dignitoso per mio figlio: chiedo giustizia, qualcuno deve ridarmi il suo corpicino». Il dolore è immenso e identico a quel maledetto 3 luglio 1975 e Lydia Reid, una 69enne scozzese, ha la forza dei giorni migliori per andare a fondo in una vicenda decisamente inquietante, raccontata dal Mirror.



Il piccolo Gary, dopo una sola settimana di vita, era morto in un ospedale pediatrico di Edimburgo, in seguito ad alcune complicazioni dovute al parto. La mamma era convinta di averlo tumulato dopo il funerale, ma ad un certo punto ebbe un forte sospetto in seguito ad uno scandalo esploso qualche tempo fa; il servizio sanitario nazionale, infatti, fu costretto ad ammettere che in alcuni ospedali scozzesi, tra gli anni '60 e '70, erano stati trafugati organi e tessuti dai corpi di oltre 6000 pazienti, molti dei quali bambini. Tutto questo a scopo di ricerca, ma evidentemente in violazione di tutte le norme vigenti.



Per questo motivo, a Lydia venne il sospetto che il corpo tumulato 42 anni fa non fosse quello di suo figlio. Dopo una lunga battaglia legale, quest'estate riuscì a ottenere che la salma del piccolo venisse riesumata: una volta aperta la bara, però, si scoprì che al suo interno non vi era traccia di resti umani, ma solamente i vestiti del bimbo, una croce e una targhetta con il nome. «Nel mio caso hanno rubato l'intero corpo, è così evidente ma la polizia non ha ancora indagato su nulla» - commenta amara la donna - «Mi hanno chiesto di consegnare ciò che resta dentro quella bara, ma io rivoglio il corpo di mio figlio. Dicono che nessuno è imputabile dal momento che le persone che lavoravano in quell'obitorio, all'epoca, sono tutte morte».

Ora Lydia chiede verità e giustizia sul caso, ma la sensazione è quella di lottare da sola contro tutti. Alcuni esami di un medico legale hanno confermato che nella bara non vi sono tracce di resti umani, né ossa né parti del corpo decomposte. La polizia ha chiesto alla donna il contenuto della bara per alcuni esami, allo scopo di accertare che il dna presente sia proprio quello di Gary. Lydia, però, non si fida, e ha chiesto di potersi affidare ad una compagnia specializzata diversa da quelle di cui si avvalgono le forze dell'ordine. Il motivo è molto semplice: «Loro mi garantiscono di restituirmi quei resti dopo le analisi, la polizia invece mi ha negato questo diritto legale».
© RIPRODUZIONE RISERVATA