Terrorismo, Corte: «Fatima desiderosa di fare attentati»

Terrorismo, Corte: «Fatima desiderosa di fare attentati»
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Lunedì 27 Febbraio 2017, 13:18 - Ultimo aggiornamento: 14:15
Maria Giulia "Fatima" Sergio, la prima foreign fighter italiana andata in Siria nel 2014, era «fortemente determinata a dare il proprio contributo all' attuazione delle azioni terroristiche, ed anzi era desiderosa di compierle in prima persona» e il suo «scopo» era «contribuire alla crescita ed al rafforzamento» dell'Isis «anche attraverso l'arruolamento» dei familiari che, se non fossero riusciti a raggiungerla, avrebbero dovuto fare «il jihad in Italia». Lo si legge nelle motivazioni della condanna a 9 anni.

Le «continue e forti pressioni poste in essere dalle figlie Sergio Maria Giulia e Sergio Marianna» hanno «certamente giocato un ruolo decisivo nella scelta» del loro padre, Sergio Sergio, «di organizzare il viaggio proprio, della moglie e, soprattutto, di Marianna» verso la Siria, viaggio che però non c'è mai stato perché nel luglio del 2015 sono stati arrestati. Lo scrive la Corte d'Assise di Milano nelle motivazioni della sentenza con cui, a fine dicembre, ha condannato, tra gli altri, Maria Giulia, detta 'Fatimà, a 9 anni di carcere per terrorismo internazionale, e in particolare nel passaggio in cui motiva la concessione delle attenuanti generiche al papà, condannato a 4 anni.

I giudici, infatti, come si legge nelle motivazioni, riconoscono a carico di Sergio Sergio il reato contestato di organizzazione del viaggio a fini terroristici, ma spiegano anche che «la condotta dell'imputato non si è collocata in una sistematica organizzazione di viaggi di questo tipo». E sottolineano anche che l'uomo «ha più volte manifestato ripensamenti prima di decidere definitivamente di organizzare il viaggio in questione».

Nelle motivazioni la Corte spiega anche perché ha comminato la pena più alta, 10 anni, a Aldo Kobuzi, marito albanese di 'Fatimà, anche lui in Siria dall'autunno del 2014. L'uomo, infatti, ha avuto «il ruolo più significativo» perché una volta arrivato nel Paese mediorientale «è divenuto un mujhaed», ed è «l'imputato che maggiormente ha tradotto in concretezza la sua 'vocazionè al jihad, partecipando anche ad azioni di violenza».

Tra l'altro, «il matrimonio con Aldo Kobuzi - scrive la Corte - era stato combinato solo perché Maria Giulia Sergio era alla ricerca di un marito che condividesse la sua stessa versione radicale dell'Islam per raggiungere lo Stato islamico e attuare il jihad».
Mentre un'altra imputata, Haik Bushra, è stata condannata anche lei a 9 anni (si troverebbe in Arabia Saudita) benché non sia partita per la Siria, ma per la sua opera di 'indottrinatricè anche delle sorelle Sergio, «di continua esaltazione di Califfato» e di «proselitismo».
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