Soldi in contanti per pilotare gli appalti: il sistema Romeo e il ruolo di papà Renzi

Soldi in contanti per pilotare gli appalti: il sistema Romeo e il ruolo di papà Renzi
di Valentina Errante
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Domenica 19 Febbraio 2017, 10:15 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 14:55

La rogatoria per ricostruire le movimentazioni della società inglese, riconducibile all'imprenditore Alfredo Romeo, è già partita da Napoli, perché adesso si cercano i soldi. I pm vogliono ricostruire tutti i tasselli del cosiddetto sistema Romeo: tangenti, pagate con i fondi neri realizzati attraverso false fatturazioni e con i 350mila euro prelevati dall'imprenditore napoletano con assegni intestati a se stesso. Soldi che avrebbero assicurato la vincita degli appalti, grazie a una rete di facilitatori della quale farebbero parte anche l'imprenditore toscano Carlo Russo e il suo amico Tiziano Renzi, padre dell'ex premier.

Le mazzette sarebbero state nascoste sotto varie voci, per questo, i magistrati di Napoli e Roma, che indagano in coordinamento investigativo, stanno cercando individuare anche la complessa rete di finanziamenti e sponsorizzazioni nei confronti di enti e fondazioni da parte di società riconducibili all'imprenditore napoletano. E sotto esame non c'è solo l'appalto Consip, la mega commessa da 2,7 miliardi di cui Romeo si è accaparrato 609 milioni di euro. Oltre alla gara nella quale Russo e Renzi senior si sarebbero attivati per facilitare Romeo, ci sarebbe anche un altro grande appalto: sarebbe stato Russo a convincere l'imprenditore a partecipare e a fargli vincere la commessa, almeno secondo il Noe dei carabinieri. Uno scenario che sarà più chiaro la prossima settimana, quando Russo e Renzi senior, indagati per traffico di influenze, saranno sentiti dal pm Mario Palazzi.

LA ROGATORIA
I pm hanno fatto partire la rogatoria, vogliono vedere i bilanci della società inglese riconducibile all'imprenditore napoletano, perché le conversazioni, registrate per mesi, lasciano pochi margini ai dubbi: le tangenti venivano pagate con il collaudato sistema delle false fatturazioni o sotto la voce di consulenze, a fronte di prestazioni inesistenti. E Romeo di sarebbe servito delle «società estere e in particolare di società inglese, nella sua disponibilità o dei suoi familiari». L'inchiesta conta già su alcune gole profonde che hanno ammesso ai pm di avere ricevuto da Romeo «cospicue somme di danaro provenienti, per ammissione e per quanto riferitogli dall'imprenditore, dalle sue società». Ma ci sono anche le «segnalazioni per operazioni sospette», arrivate dall'Uif di Bankitalia alla Guardia di Finanza e riguardano la «monetizzazione in contante da parte di Romeo di circa 350mila euro, attraverso il cambio di assegni a me medesimo negoziati, in particolare, presso istituti di credito con sede a Napoli».

Il ruolo di Russo, l'imprenditore farmaceutico che avrebbe anche fatto incontrare il padre del premier con l'imprenditore, è sempre più centrale e riguarda anche un'altra gara. A rivelarlo agli investigatori sono state le intercettazioni. Romeo parla con il suo collaboratore Italo Bocchino e gli racconta che Russo gli aveva proposto anche di partecipare al bando di Grandi stazioni: «Ma poi mi ha detto che non partecipò perchè si è incazzato». Romeo «in realtà non aveva intenzione di parteciparvi perché ritiene il sistema di attribuzioni dei punti alle offerte non conveniente per la sua azienda. Questa notizia ha fatto inalberare Russo». annotano i carabinieri in un'informativa. L'imprenditore lo racconta a Bocchino: «Lui si è incazzato, gli ho detto vabbé se devo fare qualcosa io..». I militari concludono: «Si vedrà in seguito che Russo convince Romeo a partecipare alla gara in questione e riesce anche a fargliela aggiudicare.

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