Lodi, sindaco arrestato, il caso al Csm: è scontro. I togati: «Indebite interferenze»

Lodi, sindaco arrestato, il caso al Csm: è scontro. I togati: «Indebite interferenze»
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Mercoledì 4 Maggio 2016, 12:49 - Ultimo aggiornamento: 5 Maggio, 08:34

«Provato» ma «deciso ad affrontare la vicenda con serietà», Simone Uggetti, dal carcere di San Vittore, si autosospende dal Pd. Ma l'arresto del sindaco di Lodi scuote i dem ed anche il Csm, dove il laico del Pd Giuseppe Fanfani annuncia la presentazione di una pratica per verificare la legittimità dell'arresto. In serata Fanfani fa marcia indietro ma oltre all'accusa di «indebita interferenza» dell'Anm deve aver pesato anche la presa di posizione di Matteo Renzi. «Non c'è alcun complotto della magistratura» chiarisce a più riprese, nel corso della giornata, il premier rivendicando l'impegno del governo contro la corruzione.

Dopo la nuova tegola giudiziaria sul Pd, ad un mese dalle comunali, il presidente del consiglio non vuole negare il problema e neanche di essere «arrabbiato» per una vicenda che oscura l'attività dell'esecutivo. Ma, contrattacca, «la questione morale c'è dappertutto, anzi in percentuale gli amministratori M5S con indagini sono più dei nostri, smettiamola di sparare sugli altri. Su questo non c'è destra contro sinistra ma onesti contro ladri». Una presa d'atto che dovrebbe unire la politica contro la corruzione ma oggi alla Camera, dove Renzi interviene al question time, va in onda l'ennesimo scontro con Lega e grillini. E l'arresto del sindaco di Lodi scuote anche fuori dal Palazzo. Il membro laico del Pd Giuseppe Fanfani, dando seguito ad un'impressione diffusa tra i dem, annuncia la richiesta di chiarimenti contro una misura «ingiustificata ed eccessiva» provocando la levata di scudi prima dei consiglieri di Area, poi del presidente della Prima Commissione del Csm Renato Balduzzi e quindi dell'Anm. Tutti concordi a definire l'iniziativa di Fanfani come «un'indebita interferenza» sul procedimento giudiziario a carico di Uggetti. «Invece di processare i politici corrotti, si vogliono processare i Pm che scoprono i reati», insorgono i grillini.

E in serata il laico del Pd fa marcia indietro, chiudendo uno scontro che poteva riaccendere le polemiche con la magistratura. Muro contro muro che il premier vuole evitare assolutamente. «Il governo non commenta il Csm - chiarisce Renzi - ci sono regole del gioco da rispettare. La mia posizione non è mai cambiata: noi rispettiamo le iniziative dei magistrati, speriamo arrivino a processo presto». Ma al tempo stesso il premier non ci sta alla descrizione di un governo a rilento nelle riforme sulla giustizia. «Sulla giustizia - rivendica il premier parlando con i giornalisti in Transatlantico - abbiamo fatto molto, per alcuni anche troppo. Abbiamo aumentato le pene sulla corruzione e implicitamente anche i tempi della prescrizione, abbiamo fatto il falso in bilancio e l'auto-reciclaggio». Lotta alla corruzione da un lato ma dall'altro Renzi promuove anche le misure di riforma della magistratura: la responsabilità civile dei magistrati, «una riforma sacrosanta», e il taglio delle ferie, «un principio di buon senso che non capisco perchè abbia suscitato polemiche». Provvedimenti e impegno che Beppe Grillo non è disposto a riconoscere: «Affondare in una piscina non è facile, il Pd c'è riuscito», è l'ironica immagine sul post con il quale si chiama alle armi in vista delle amministrative di giugno.

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