La seconda: riguarda innanzitutto il neo assessore ai Trasporti, Esposito. Nelle precedenti 48 ore, abbiamo assistito ad almeno tre suoi pronunciamenti che non abbiamo compreso. All’incontro coi sindacati per evitare lo sciopero l’assessore ha preso di petto esattamente l’Usb che non recedeva a differenza delle altre sigle e che è protagonista insieme ad altri sindacati di base ancora minori della recente stagione di scioperi a raffica e scioperi bianchi nei trasporti pubblici a Roma. L’assessore l’ha definito un "partitino extraparlamentare". Ma il risultato si è visto ieri: cioè la massiccia partecipazione del personale Atac e Tpl-Roma (trasporto pubblico locale) allo sciopero, una percentuale massiccia ben superiore alle adesioni su cui conta l’Usb.
Infine, all’assessore è anche scappata un’espressione che sembrava voler dire che gli autisti Atac già lavorano fin troppo, quando uno dei punti del piano di ristrutturazione poggia proprio sull’aumento delle ore lavorate ordinarie, mettendosi in linea con le altre grandi città italiane e contenendo gli emolumenti straordinari per la prestazione del servizio.
Ma allora che senso ha tacciare l’Usb di agire come un partitino extraparlamentare, se di fatto l'assessore per primo nel merito delle vertenze sembra paradossalmente sposarne la causa? La terza: questa volta, rivolta al governo. Abbiamo scritto molte volte – e lo ripetiamo – che la frequenza e gravità di questi episodi impone la riforma della legge 146 del 1990 sul diritto di sciopero. In modo da introdurre nei servizi pubblici tetti di rappresentanza minima e verificata ai sindacati per poter indire scioperi, e prevedendo il voto ex ante dei lavoratori con percentuali fisse di consenso, per poterlo poi regolarmente effettuare. Ripetiamo: in 17 Paesi europei è previsto il voto dei lavoratori sugli scioperi. Il governo – Renzi, Delrio – ha più volte espresso il suo favore.
Ma ogni volta ha anche aggiunto che attenderà lo sviluppo delle proposte di legge giacenti in parlamento sul tema, in modo che sia possibile – su un tema così delicato come lo sciopero – il più vasto confronto politico. Benissimo, ne prendiamo atto. Ma allora che cosa si aspetta ancora a proclamare almeno la moratoria sugli scioperi nei servizi pubblici a Roma prima e durante tutto il Giubileo, al quale mancano ormai poche settimane?
La moratoria è stata deliberata con largo anticipo per Expo a Milano, e i sindacati confederali - sia pur con qualche mal di pancia della Cgil - a Milano l'hanno responsabilmente accettata. Perché non lo si fa anche a Roma, subito? Che cosa bisogna attendere? La crisi di fiducia dei romani si aggrava a ogni ripetizione di questo infarto cittadino. Sindaco, prefetto e governo lo sanno. O si interviene con misure concrete, oppure lo scaricabarile istituzionale non salva nessuno dalla sfiducia. E dalle sue conseguenze elettorali, il giorno in cui le urne torneranno a esprimersi.