Genitori uccisi a Ferrara dal figlio: quel legame morboso e le notti a giocare al pc

di Rosalba Emiliozzi
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Giovedì 12 Gennaio 2017, 08:43
dal nostro inviato
PONTELANGORINO (Ferrara) Due studenti, due amici per la pelle, quasi due fratelli. Cresciuti insieme a Caprile, altro micro centro a pochi chilometri da Pontelangorino, nella zona del Delta del Po. Sedici anni, il figlio della coppia assassinata, un anno di più il compagno di lunghe notti passate davanti ai videogiochi nella camera da letto, ricavata in una piccola dependance dietro l'abitazione dei genitori assassinati. Un posto minuscolo, dove la vita di questi due «ragazzi tranquilli, normali», come provano a descriverli gli amici, passa da fiction a realtà.

«AMANO I GIOCHI DI GUERRA»
«A loro piacevano soprattutto i giochi di guerra», racconta un ragazzo di 16 anni che li conosce bene, abita vicino alla villetta del delitto e quando alla tv sente parlare di colpi d'ascia riflette: «C'è un videogioco dove si lanciano le accette». Nel piccolo bar di Pontelangorino, il Club One, i ragazzi si incontrano sotto il tendone dove si parla e si fumano sigarette elettroniche. «Il sedicenne? Uno normale, questo è un paese in piena campagna, ci conosciamo tutti, noi non siamo molto attaccati al telefono, ci piace di più andare fuori, stare all'aria aperta, qui usciamo tutti insieme, noi di 16 anni con i ragazzi di 26. Non succede ovunque, siamo pochi qui e stiamo tutti insieme». Il baretto ieri pomeriggio era gremito di giovani. Tutti a guardare i collegamenti in tv e a parlare dei due amici, uno studente di Informatica, l'altro di un istituto professionale, dopo aver fatto elementari e medie insieme. Inseparabili, quasi simbiotici, ma solo profondi amici, insistono i compagni. «Qualcuno è venuto qui a dire che magari erano gay, non è così - dice un coetaneo - in passato entrambi avevano avuto la fidanzata». Ora no, erano single, se si può essere single a sedici anni. Come capita nei piccoli paesini, si va spesso a casa dell'amico, ci si passa anche la notte. Siamo in provincia, dove tutti si conoscono, è normale comportarsi come in una grande famiglia.
Qui al bar li hanno visti insieme tre giorni fa, affiatati come sempre. Facevano una vita da ragazzi. «Il sedicenne è ragazzo tranquillo, non dava fastidio a nessuno», lo difende un altro amico. Giocava a calcio ed era portiere in una squadra locale, amava i videogiochi con la play station e lo scooter. «Gli piaceva correre in pista e stava preparando lo scooter ma non ha fatto in tempo», aggiunge un altro. Droga, spinelli, alcol? I ragazzi del bar non dicono nulla, non sanno, più che non vogliono dire.

Un trentenne al bar, che li conosce bene anche lui, dice che il più grande, «il 17enne qualcosa secondo me usava, cosa non so, ma l'ho visto più di una volta su di giri».

Ma nessuno conferma se non a mezza bocca. Tutti però sono concordi nel dire che i due ragazzi non vivevano in un mondo reale, il sedicenne aveva perso interesse per la scuola di Informatica, spesso dormiva in classe e i risultati a scuola erano deludenti tanto che la mamma gli aveva tirato un paio di ceffoni. «Schiaffi istruttivi - ribatte un altro amico - non si uccide per questo». Gli amici del bar dicono anche che usava poco Facebook: «Non voleva mettersi in mostra».

«Hanno fatto una cosa orribile, sul momento abbiamo pensato a una rapina ma mai a una cosa così, e ora devono pagare», ammettono gli amici. Continua il via vai nel baretto sulla strada dritta di Pontelangorino. Il ragazzo di 16 anni, nato a Torino paese di origine di mamma Nunzia, era venuto nel Ferrarese tredici anni fa, nel piccolo paese di Caprile dove ha subito stretto amicizia con il 17enne, poi un anno fa si era trasferito con i genitori a Pontelangorino, a dieci chilometri. L'amicizia si era solo rafforzata anche all'ombra del duplice delitto studiato giorno dopo giorno, scambiandosi messaggi criptati. Il sedicenne non voleva fare la vita dei genitori, ristorante, fatica, casa, no, non erano questi i suoi progetti: voleva vivere la sua vita senza rimbrotti o imposizioni, come andare a scuola e studiare, oppure lavorare nel ristorante del patrigno La Greppia a San Giuseppe di Comacchio.
IL PIANO

Non era viziato, il sedicenne, secondo figlio di una coppia che aveva cercato di tirarlo su con i loro valori, sani ma pieni di sacrifici. Il ragazzino però (ha anche un fratello di 25 anni che studia a Torino) non ne voleva sapere. E ha proposto all'amico il duplice delitto. Più volte pianificato e più volte rimandato perché l'amico 17enne, figlio di un giardiniere e di una casalinga, si sarebbe tirato indietro. «Non lo posso fare, è una cosa folle, impossibile» avrebbe detto, ma alla fine ha ceduto ed ha aiutato l'amico.

Di sicuro da tempo si erano deteriorati i rapporti tra i genitori e il figlio sedicenne, mamma e papà non sopportavano il suo stile di vita, non aveva progetti, voleva solo stare davanti alla play station e allungare le sue giornate senza senso. I genitori volevano mettere un freno, hanno agito come tanti mamme e papà imponendo divieti e piccoli traguardi.