Ergastolano evade dal carcere con le lenzuola annodate: è la seconda fuga

Ergastolano evade dal carcere con le lenzuola annodate: è la seconda fuga
di Lucio Galluzzo
3 Minuti di Lettura
Giovedì 8 Maggio 2014, 10:17 - Ultimo aggiornamento: 9 Maggio, 09:49
Il sistema pi antico: ridurre a strisce le lenzuola della branda, intrecciare una “corda”, scalare il muro di cinta, fare perdere le tracce.



E’ difficile farsene una ragione, ma è proprio questo il metodo utilizzato in pieno giorno da un ergastolano albanese, Valentin Frokkai, 36 anni, per evadere dal carcere palermitano di Pagliarelli. Ma c’è di più: Frokkai ha un precedente specifico, era già evaso nel febbraio dell’ anno scorso dal carcere di Parma, insieme con un connazionale, Talaunt Toma, condannato per una serie di rapine, utilizzando un altro metodo tanto antico quanto collaudato: i due albanesi avevano segato con un lima le sbarre della cella, quindi con la solita “corda” ricavata dalle lenzuola si calarono in strada. Quella prima evasione ebbe fine nell’ agosto seguente, quando l’ergastolano venne bloccato a Vignate (Milano). I sindacati degli agenti della polizia penitenziaria non sono disposti ad ammettere una corresponsabilità nella nuova fuga dei loro colleghi. Sostengono che il personale di sorveglianza è stato ridotto all’osso e da questo- è la tesi dei sindacati- consegue che durante l’ora d’aria può accadere che i detenuti facciano ciò che vogliono.



LA RICOSTRUZIONE

La ricostruzione più probabile dell’evasione, secondo gli investigatori, per riconquistare la libertà l’albanese si è avvolto attorno al corpo le strisce di stoffa, occultandole sotto jeans ed una maglietta bianca di cotone. Nel cortile ha intrecciato la corda riuscendo a fissarla alla sommità del muro di cinta, sormontato da filo spinato, quindi ha scavalcato una rete alta più di 4 metri che delimita l’ area di rispetto del carcere e pochi istanti dopo era sulla circonvallazione cittadina. L’acrobatica manovra non è stata tuttavia indolore. Al filo spinato sono rimasti attaccati brandelli di stoffa con tracce di sangue, segno che Frokkai si è ferito. Probabilmente c’erano dei complici ad attendere l’albanese. I cani della polizia ai quali sono stati fatti annusare i brandelli di stoffa rimasti impigliati nel filo spinato non hanno potuto indicare l’ itinerario battuto dall’evaso. E questo potrebbe indicare che Tokkai abbia ricevuto aiuto, scomparendo subito all’interno di un’auto che era in attesa sulla Circonvallazione, arteria che consente una rapida uscita dalla città e l’immissione sulle autostrade. Per rintracciare l’evaso sono stati rinforzati i controlli al porto, nelle stazioni, soprattutto all’imbarco sui traghetti tra Messina e Villa San Giovanni.



Fokkai sconta l’ ergastolo per avere ucciso, spalleggiato da un complice, Ndreu Ned, e per futili motivi il connazionale Elton Llhao. Il delitto, compiuto a coltellate, avvenne il 27 luglio del 2007 in un bar di Brescia. Ndreu sta scontando 21 anni di reclusione.

Nella decisione di Frokkai - riprovare a conquistare la libertà con l’evasione - un ruolo ha forse avuto la buona stella che sino ad ora ha assistito Talaunt Toma, il compagno della fuga dal carcere di Parma. Toma aveva una precedente evasione, dal carcere di Terni, nel 2003. Dopo la fuga da Parma fu rintracciato in Belgio, ma un mese dopo l’ arresto riuscì ad evadere ancora una volta e da allora si sono perse le sue tracce.

© RIPRODUZIONE RISERVATA