Lecce, bracciante morto: due imputati per omicidio colposo e caporalato

Lecce, bracciante morto: due imputati per omicidio colposo e caporalato
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Martedì 27 Marzo 2018, 23:03 - Ultimo aggiornamento: 28 Marzo, 16:33
Due persone, un imprenditore agricolo di Nardò (Lecce) e un presunto caporale sudanese, sono state rinviate a giudizio per la morte di Abdullah Muhamed, bracciante agricolo del Sudan stroncato da un malore il 20 luglio del 2015. Aveva 47 anni. E' morto mentre insieme ad altri braccianti era impegnato nella raccolta di pomodori nelle campagne tra Nardò e Porto Cesareo. I due imputati sono accusati di omicidio colposo e caporalato: sono il titolare dell'azienda agricola dove lavorava il bracciante, e un presunto caporale che avrebbe svolto il ruolo di intermediario tra i lavoratori e l'azienda.

Secondo quanto contestato dal pm Paola Guglielmi, a causare il decesso della vittima sarebbero state le condizioni climatiche in cui l'uomo era costretto a lavorare, senza acqua, sotto il sole cocente.
Era privo di un regolare contratto e non aveva nessuna tutela previdenziale. Il gup Giovanni Gallo ha accolto tutte le richieste di costituzione di parte civile: la moglie e la figlia della vittima, la Cgil, il Cidu, Centro Internazionale Diritti Umani, l'azienda Mutti e la Conserve Italia, cooperativa collegata anche alla Cirio, che sostengono di aver subito dalla vicenda un danno d'immagine. Proprio quell'estate infatti avevano acquistato dall'azienda salentina pomodori per le loro produzioni. Il processo si aprirà il prossimo 22 giugno.
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