Blitz dei Gis, finita l'evasione di Cutrì
sorpreso mentre dormiva nel suo covo

Domenico Cutrì
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Domenica 9 Febbraio 2014, 09:20 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 18:26

I carabinieri hanno posto fine all'evasione di Domenico Cutr, l'ergastolano fuggito dal tribunale di Gallarate (Varese) dopo una sanguinosa sparatoria in cui ha perso la vita il fratello Antonino. Cutrì stava dormendo quando i carabinieri hanno fatto irruzione nel suo covo, un appartamento disabitato all'interno di una palazzina in ristrutturazione in via Villoresi 21 a Inveruno (Milano). Si trovava con lui Luca Greco, 35 anni, un pregiudicato fermato con l'accusa di aver fatto parte del commando che lunedì scorso ha liberato il detenuto. Nell'appartamento c'erano anche una pistola 357 Magnum e alcune dosi di marijuana.

Il blitz dei carabinieri. A entrare in azione per catturare Cutrì e l'uomo che si trovava con lui sono state le teste di cuoio dei carabinieri del Gis (Gruppo intervento speciale). A individuare il covo erano invece state le indagini dei carabinieri di Varese, Milano e del Ros (Raggruppamento operativo speciale). Cutrì aveva con sé una pistola 375 magnum con il colpo in canna, ma gli investigatori lo hanno sorpreso nel sonno.

All'interno del covo dove è stato catturato Cutrì c'erano generi alimentari, pacchi di pasta e scatolette di tonno, sparsi a terra, davanti al divano dove dormivano l'ergastolano e Greco. Sul pavimento anche copie di quotidiani come Il Giorno e La Prealpina con la cronaca dell'evasione. Cutrì aveva a disposizione una palazzina in ristrutturazione di due piani in via Villoresi, poco lontano dal centro di Inveruno (Milano) e dalla casa dove vivono i genitori. Le porte delle stanze sono state sfondate. Cutrì viveva in condizioni di degrado, e per cucinare utilizzava un fornelletto da campeggio. Il cortile dove si trova la palazzina è circondato da altre case ma, come raccontano alcuni residenti, nessuno si sarebbe accorto di movimenti sospetti.

Appello del procuratore alla famiglia Cutrì. Il procuratore di Busto Arsizio Gianluigi Fontana ha voluto lanciare un appello ai familiari di Domenico Cutrì, dopo alcune dichiarazioni da loro rese nei giorni scorsi in cui dicevano di essere contenti che il figlio fosse libero. La madre, in una intervista lo aveva anche invitato a non costituirsi. «Voglio fare un appello ai familiari di Cutrì - ha detto il magistrato -. Lo Stato è forte e il suo lavoro non è finito. Un figlio morto e due in carcere bastano».

Come si è arrivati al blitz. Per catturare l'ergastolano Domenico Cutrì nel suo ultimo covo a Inveruno, nel milanese, i carabinieri hanno usato la tecnica del «taglio dei rami secchi». E per riuscire ad individuare dove si trovasse e quelli che sarebbero stati i suoi movimenti hanno ricostruito «l'intera vita criminale» dell'evaso. In sostanza, gli sono stati tolti tutti gli appoggi, con il fermo degli altri componenti della banda e Cutrì è stato costretto a trovare un covo di fortuna, vivendo in condizioni notevolmente disagiate. Lo hanno spiegato gli investigatori in una conferenza stampa a cui hanno partecipato il comandante provinciale di Varese, Alessandro De Angelis, quello del reparto operativo, Loris Baldassarre e il comandante della sezione del Ros di Milano, Giovanni Sozzo. Alla conferenza stampa sono presenti anche il procuratore della repubblica di Busto Arsizio, Gianluigi Fontana e la pm titolare delle indagini Raffaelle Zappatini.

I complimenti di Alfano. L'arresto di Domenico Cutrì da parte dei carabinieri «è un importantissimo segnale per i nostri cittadini, perchè dimostra che la sicurezza è sempre al primo posto». Lo ha detto il ministro dell'Interno Angelino Alfano che si è recato al comando generale dei carabinieri per complimentarsi con il generale Leonardo Gallitelli e lodare «la grande efficienza» dei carabinieri. «È stata una settimana di grande sacrificio per tutti gli uomini - ha aggiunto il ministro - che però ha prodotto degli ottimi risultati». Alfano ha poi ribadito che la cattura dell'ergastolano evaso «è la prova che ancora una volta lo Stato vince e i criminali perdono». «Sono qui - ha aggiunto - per ringraziare il comandante e tutti i carabinieri per questa straordinaria operazioni che è costata nove arresti e un morto ma alla fine ha portato i risultati». Il blitz è scattato questa notte poco dopo le 2,30 da parte del Gis, i reparti speciali dei carabinieri, ma all'indagine hanno contribuito sia i Comandi territoriali sia il Ros. «Questa è la prova dell'efficienza dei carabinieri - aggiunge Alfano - un'organizzazione territoriale che si integra con delle specializzazioni di eccellenza, un lavoro dal vertice alla base con un dispendio di grandi risorse e che però produce alla fine risultati che tutti possiamo vedere».

Nell'iniziale covo di Cellio, nel vercellese, i carabinieri hanno trovato centinaia di videocassette a dimostrazione che Domenico Cutrì aveva intenzione di passarvi molto tempo. Cutrì, catturato la notte scorsa, è stato definito un «maniaco» della sicurezza dei covi (era stato latitante anche in passato). Nella stessa abitazione della sua famiglia è stato trovato uno scatolone di telecamere.

Domenico Cutrì, 32 anni, era stato condannato in appello all'ergastolo come mandante dell'omicidio di un polacco che aveva insidiato la sua fidanzata. Era evaso lunedì scorso, intorno alle 15, quando un gruppo armato era entrato in azione davanti al tribunale di Gallarate dove l'ergastolano doveva sostenere un processo per truffa. Del commando facevano parte, secondo quanto accertato dai carabinieri, coordinati dal pm di Busto Arsizio, Raffaella Zappatini, i suoi fratelli Antonino, 30 anni, ucciso nel conflitto a fuoco con gli agenti della Polizia penitenziaria, e Daniele, 23 anni, fermato due giorni fa. Altri quattro componenti del commando erano stati fermati a Cellio (Vercelli) dove era stato allestito un covo e un quarto a Napoli. In carcere si trova anche la compagna di Antonino Cutrì, Carlotta Di Lauro, accusata di aver fornito supporto logistico all'evasione. Si è fatta trovare ieri sera in casa dei genitori, dopo tre giorni in cui era stata irriperibile, con il figlio di cinque anni avuto da una precedente relazione.

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