Il sospetto del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Mario Palazzi è che Romeo possa aver beneficiato del rapporto di amicizia Renzi-Russo per mettere illecitamente le mani sugli appalti. A dare un impulso, forse determinate, alle indagini la perquisizione disposta l'8 febbraio scorso dai magistrati partenopei in una discarica nella Capitale dove sono stati trovati alcuni «pizzini» in cui Romeo avrebbe indicato l'importo e la «causale» di tangenti. Una vera e propria 'rendicontazionè con 'cifrè ed 'inizialì scritta di pugno dallo stesso imprenditore napoletano. In base a quanto scrivono i pm campani nel decreto di perquisizione Romeo nel corso dei colloqui nel suo ufficio «ha l'abitudine di abbassare il tono della voce e di scrivere di suo pugno su pezzetti di carta i nomi (iniziali) delle persone e dei destinatari delle tangenti, nonchè l'importo e la causale» passando poi il pezzetto di carta al suo interlocutore «conferendo dunque anche 'forma scrittà alle transazioni illecite».
Questi pizzini «sono stati tutti recuperati dalla polizia giudiziaria.
Il contenuto dei foglietti è stato confrontato con quanto emerso dalle intercettazioni ambientali e il risultato investigativo raggiunto è stato definito dai magistrati 'davvero unico». A determinare l'iscrizione del padre dell'attuale segretario Pd nel registro degli indagati è stato anche l'esame delle carte arrivato a piazzale Clodio dal capoluogo partenopeo. Nell'inchiesta risultano indagati anche il ministro Luca Lotti, il comandante generale dell'Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette e il comandante della Legione Toscana dei carabinieri, Emanuele Saltalamacchia. Nei loro confronti la Procura contesta i reati di rivelazione del segreto d'ufficio e favoreggiamento.
© RIPRODUZIONE RISERVATA