Roma, inchiesta sul dossier M5S contro De Vito. L'ombra di Marra

Marcello De Vito
di Simone Canettieri
2 Minuti di Lettura
Martedì 31 Gennaio 2017, 08:30 - Ultimo aggiornamento: 1 Febbraio, 08:38
L'inchiesta sul Campidoglio grillino si allarga e adesso sconquassa anche il gruppo del M5S. Il nuovo filone riguarda il dossier che in piena campagna elettorale Virginia Raggi e Daniele Frongia avrebbero fabbricato contro Marcello De Vito, per farlo fuori dalla primarie pentastellate. Quest'ultimo, attuale presidente dell'Aula, ne ha parlato nei giorni scorsi in Procura dove è stato ascoltato. La vicenda nasce da un esposto presentato lo scorso luglio dal senatore di Cuori Italiani Andrea Augello. Ma adesso è entrata nel vivo perché secondo gli investigatori dietro a una serie di notizie fornite a Frongia e Raggi contro De Vito, potrebbe esserci stata la mano di Raffaele Marra, l'ex braccio destro della sindaca arrestato lo scorso dicembre.

LE TAPPE
La storia va contestualizzata. E' il 28 dicembre del 2015, le elezioni sono alle porte, in Campidoglio c'è il commissario Francesco Paolo Tronca. I tre consiglieri uscenti Virginia Raggi, Daniele Frongia ed Enrico Stefàno organizzano una riunione con i consiglieri municipali, in assenza di De Vito, e lì lo accusano di aver compiuto «una serie di atti contrari alla buona amministrazione e un reato». Nel marzo del 2015 l'attuale presidente del consiglio avrebbe effettuato un accesso agli atti riguardo una pratica di sanatoria edilizia su un seminterrato di un cittadino di nome F. B. al quartiere Aurelio.

«E' un abuso di ufficio: non potrà presentarsi alle prossime elezioni», accusano i tre consiglieri. L'affare monta e a gennaio del 2016 De Vito viene convocato alle presenza non solo dei suoi accusatori ma anche dei big del M5S: Carla Ruocco e Alessandro Di Battista, Roberta Lombardi, Paola Taverna e Massimo Enrico Baroni, e poi dei capi della comunicazione Rocco Casalino e Ilaria Loquenzi. De Vito si difende mostrando, carte alla mano, che l'accesso agli atti era frutto di una richiesta proveniente dal M5S della Regione Lazio e allegava la mail dell'avvocato Paolo Morricone.

In poche parole l'accesso agli atti per questa sanatoria edilizia era scaturita da una segnalazione di un privato (che aveva chiesto l'anonimato avendo paura di minacce) che «sosteneva che il proprietario dell'appartamento, poteva aver spinto qualcuno dell'amministrazione per farsi concedere l'agibilità dell'appartamento». Insomma, un dossier patacca costruito ad arte per far fuori il potenziale competitor della Raggi alla corsa per la candidatura con il M5S. Alla fine De Vito si presenterà ma arriverà secondo, Frongia si ritirerà in finale facendo convergere i voti del web su Virginia. Che sarà la candidata e poi sindaca del M5S. Adesso la Procura vuole capire chi abbia armato la mano dei tre consiglieri grillini, in questa guerra di veleni. Pronti a zampillare di nuovo, in parallelo all'inchiesta che vede coinvolta la sindaca indagata per abuso d'ufficio e falso, in attesa di essere interrogata.
© RIPRODUZIONE RISERVATA