Come è possibile conciliare il concetto di giustizia a quello del perdono? «Qualcuno di voi - ha detto - potrà farmi la domanda, ma padre, la condanna di Pilato se la meritava, Dio la voleva; no, Dio voleva salvare Pilato. E Giuda?. Anche Giuda, tutti, il Signore della misericordia vuole salvare tutto, il problema e’ lasciare che lui entri nel cuore, tutte le parole dei profeti sono un appello appassionato e pieno di amore e ricerca della nostra conversione». La predica è così continuata. «La Sacra Scrittura ci presenta Dio come misericordia infinita, ma anche come giustizia perfetta. Come conciliare le due cose? Come si articola la realtà della misericordia con le esigenze della giustizia? Potrebbe sembrare che siano due realtà che si contraddicono; in realtà non è così, perché è proprio la misericordia di Dio che porta a compimento la vera giustizia.
Ma di quale giustizia si tratta?».
La spiegazione che ne è seguita ha messo in luce che la giustizia divina è altra cosa da quella terrena, visto che non ci sono tribunali, magistrati, leggi, pene secondo il principio «che a ciascuno deve essere dato ciò che gli è dovuto». Si tratta però di una strada che non porta alla «vera giustizia perché in realtà non vince il male, ma semplicemente lo argina. E’ invece solo rispondendo ad esso con il bene che il male può essere veramente vinto». Si tratta, dunque, della conversione del malvagio, appellandosi alla sua coscienza. “In questo modo, finalmente ravveduto e riconoscendo il proprio torto, egli può aprirsi al perdono che la parte lesa gli sta offrendo”. Naturalmente si tratta di un percorso tortuoso e difficile. «Richiede che chi ha subìto il torto sia pronto a perdonare e desideri la salvezza e il bene di chi lo ha offeso. Ma solo così la giustizia può trionfare, perché, se il colpevole riconosce il male fatto e smette di farlo, ecco che il male non c’è più, e colui che era ingiusto diventa giusto, perché perdonato e aiutato a ritrovare la via del bene. E qui c’ entra proprio il perdono e la misericordia».
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