La tempesta dopo la quiete. Lunedì sera l’annuncio a sorpresa a margine del Consiglio dei ministri di una tassa sugli extra-profitti delle banche aveva fatto calare il gelo anche all’interno della maggioranza: nessuno, o quasi, sapeva del blitz. La notte però ha portato consiglio. Così ieri dal centrodestra si è levato un coro di voci entusiaste a difesa del prelievo bancario del governo. Un coro all’unisono, più o meno.
LE REAZIONI
Di buon mattino parte il primo assolo. È la Lega di Matteo Salvini: «C’è la convinzione che il prelievo sui maxi margini delle banche, che hanno guadagnato decine di miliardi in questo periodo, sia la strada giusta per aiutare lavoratori, famiglie e imprese», chiosa una nota del Carroccio. Insomma, paghino pure le banche, dicono i leghisti che a Roma riuniscono il dipartimento economico del partito, presenti Salvini e Giancarlo Giorgetti.
Scoppia perfino un curioso parapiglia con il Movimento Cinque Stelle sulla paternità del prelievo alle banche. «Ci danno ragione, meglio tardi che mai» punzecchia il presidente del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte. «Strano, quando erano al governo non hanno fatto nulla» replica seduta stante il capogruppo di FdI al Senato Lucio Malan dal litorale di Ostia, dove è impegnato a lanciare il “tour” nelle spiagge del partito meloniano per spiegare a bagnanti e perché no anche ai turisti come «con il governo Meloni l’Italia torna a crescere», con tanto di depliant a portata di ombrellone. Si scalda anche Marco Osnato, che per FdI guida la Commissione Finanze alla Camera, «incredibile il tentativo dei Cinque Stelle di rivendicare come una loro idea l’imposta straordinaria sugli extraprofitti». Si muove compatta la macchina di via della Scrofa, lo stesso fanno i leghisti e del resto è stato Salvini il primo a dare l’annuncio a tarda sera lunedì, tassare le banche «è una misura di equità». Un coro all’unisono, si diceva, eppure nel pomeriggio dalla maggioranza arriva una nota stonata. Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera, braccio destro e sinistro del leader azzurro Antonio Tajani, sembra sorpreso dall’imposta sulle banche. «Il governo poteva valutare meglio», chiosa glaciale l’ex presidente di Federnuoto mentre scorre i dati di Borsa che testimoniano il martedì nero di Piazza Affari - nove miliardi bruciati - «proporremo emendamenti in Parlamento».
I DUBBI FORZISTI
Distinguo che sembrano spezzano l’idillio della maggioranza proprio mentre le opposizioni, invece, iniziano a dividersi, da un lato i “liberali” del Terzo Polo schierati contro il prelievo, dall’altra il tandem Pd-Cinque Stelle che mastica amaro: non può prendere le distanze da una misura chiesta a lungo dentro e fuori il Parlamento. Barelli a dire il vero esprime i dubbi di una fetta non trascurabile di Forza Italia, anche se la sera prima Tajani ha giustificato l’imposta, «a difesa delle famiglie e dei soggetti in difficoltà». In serata il capogruppo azzurro precisa: «Ora le banche facciano la loro parte. E il governo provveda affinché i proventi della tassazione, decisa dal Consiglio dei ministri, siano indirizzati al taglio del cuneo fiscale, alla defiscalizzazione delle tredicesime e degli straordinari a favore dei lavoratori con redditi più bassi». Cosa fatta, capo ha.