“Giorgia” Meloni candidata in Ue: quanti voti vale? Obiettivo due milioni. «Vale il 2% in più per Fdi»

Le prime anticipazioni per la campagna: chiusura il primo giugno a piazza del Popolo. Piepoli: prende mezzo milione di voti in ogni circoscrizione

“Giorgia” Meloni candidata in Ue: quanti voti vale? Obiettivo due milioni. «Vale il 2% in più per Fdi»
di Francesco Bechis
5 Minuti di Lettura
Martedì 30 Aprile 2024, 00:07 - Ultimo aggiornamento: 08:05

L’asticella è scritta ancora a matita ma è ben presente nei ragionamenti dei dirigenti di Fratelli d’Italia. «Due milioni di preferenze e il due per cento in più al partito». Eccola, la “soglia minima” a cui punta l’operazione lanciata da Giorgia Meloni sulla spiaggia di Pescara: «Votate Giorgia». Un colpaccio di marketing elettorale su cui la premier ha innestato una nuova fase. «Sono e sarò sempre una di voi», è il motto che ha accompagnato l’annuncio a sorpresa in Abruzzo. Per le opposizioni è solo “populismo”, “capocrazia”. Per la timoniera di Palazzo Chigi un calcolo studiato. Ieri fonti del Viminale hanno fatto sapere che il voto non sarà annullato «utilizzando espressioni identificative quali diminutivi o soprannomi, comunicate in precedenza agli elettori, in quanto modalità di espressione della preferenza che può essere usata da qualunque elettore». Insomma, via libera. Non resta che chiedersi: quanto vale “Giorgia” sulla scheda? Almeno due milioni di preferenze, sono convinti al quartier generale del partito di via della Scrofa. Ed è una stima a ribasso, a sentire Nicola Piepoli, il decano dei sondaggisti italiani e presidente dell’Istituto Piepoli. «Meloni può fare il record di preferenze. Prenderà almeno mezzo milione di preferenze per ognuna delle cinque circoscrizioni, dunque due milioni e mezzo».

Vannacci: «Vorrei mettere "Generale" sulla scheda. E pubblica la foto con la maglia «ignoralo» del Pd

I calcoli

Difficile dire con certezza se avrà effetto o no, alla vigilia del voto dell’8 giugno, questo rebranding, da presidente del Consiglio a Giorgia, l’amica della porta accanto.

La strategia punta in due direzioni, spiegano fonti del partito. La prima: pescare voti fra chi, a giugno, potrebbe essere tentato di dare forfait alle urne e ingrossare le fila dell’astensione. Anche fra gli elettori di FdI. È un trend consolidato negli anni: le Europee, di solito, “tirano” meno delle elezioni politiche. Ecco, l’operazione “vota Giorgia” serve anche a questo: rompere gli indugi, allontanare l’immagine del capo del governo rinchiuso nel “palazzo di vetro”.

Poi il secondo obiettivo, che guarda al dopo. Fare en plein di preferenze, per Meloni, significa blindarsi in casa, «allontanare rivendicazioni e malumori degli alleati, magari perfino una richiesta di rimpasto», spiega un dirigente di FdI. E al tempo stesso, se le urne premieranno l’azzardo, a sedersi al tavolo delle nomine europee, da leader dei Conservatori, con più forza di prima. Dice Nicola Procaccini, in prima fila tra gli eurodeputati e co-presidente dei Conservatori a Bruxelles, «che la candidatura di Giorgia avrà un effetto trascinamento dei Conservatori in Europa». Voci di partito - Procaccini sarà secondo in lista al centro e ha lanciato una campagna elettorale sui generis, nei teatri con lo spettacolo “Cronache dal ventre della balena” - che devono fare i conti con tanti caveat.

Secondo Lorenzo Pregliasco, direttore e co-fondatore di Youtrend, il nome del leader sulla scheda «di solito non sposta più di tanto, al massimo mezzo punto». I precedenti insegnano, spiega l’analista. Anche quando i leader del centrodestra hanno fatto il pienone di preferenze - Berlusconi nel 2009, Salvini nel 2019 - hanno pescato solo in minima parte fra gli indecisi e all’esterno del loro elettorato. «Anche se Meloni è una dei pochi leader che può avere appeal al di fuori del suo recinto, la sua fiducia personale è più alta del consenso al suo partito». Intanto l’operazione Giorgia muove i primi passi e si scalda la campagna elettorale. Ieri a Palazzo Chigi è avvenuto un curioso incontro. Il comunista Marco Rizzo, alleato dell’ex sindaco di Roma e An Gianni Alemanno, ha bussato alla porta del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari per chiedere di abbassare il quorum delle firme per le candidature. Forse oggi in Cdm arriverà un decreto ad hoc per i “mini” partiti.

Meloni, il Viminale: «Voto valido se si scrive 'Giorgia' sulla scheda»

 

Le tappe

Nelle stesse ore partirà il nuovo tesseramento di Fratelli d’Italia sotto l’occhio vigile di Arianna Meloni, sorella della premier e responsabile delle tessere a via della Scrofa che all’indomani di Pescara spende grandi parole per la leader: «Sarà sempre mossa da un unico scopo: la difesa e la promozione dell’interesse della Nazione». Poche tappe per la campagna elettorale, per lo più in corrispondenza degli impegni istituzionali che porteranno Meloni in giro per l’Italia nel mese a venire. «Capo di partito e presidente del Consiglio: è un doppio ruolo che, come ai tempi Berlusconi e Renzi, le permette di parlare in simultanea a due elettorati, gli indecisi al centro e i militanti a destra», nota Luigi Di Gregorio, docente di Comunicazione politica all’Università della Tuscia. Una data è stata fissata in agenda dai parlamentari e colonnelli di FdI: 1 giugno. Tutti a Roma, probabilmente a Piazza del popolo, per chiudere la campagna con un bagno di folla. E, ci spera almeno Meloni, di consensi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA