«Il nostro obiettivo era tenere fuori l'agricoltura e questo per noi è motivo di soddisfazione», sottolinea Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori Italiani, nel commentare il voto del Parlamento europeo di ieri sul regolamento Ue per il ripristino della natura. Con 336 voti a favore (300 contrari e 13 astenuti), gli eurodeputati hanno dato il via libera al testo, che ora dovrà essere negoziato con il Consiglio Ue la Commissione per l'approvazione definitiva. Come sottolinea Fini, quindi, «la partita non si è chiusa, si facciano le politiche ambientali ma non a discapito dell'agricoltura».
Un voto che molte associazioni di agricoltori (come il sindacato europeo Copa-Cogeca) hanno criticato. Fini invece guarda il bicchiere mezzo pieno, ossia la cancellazione delle norme che intervenivano sui terreni agricoli. «Un fatto favorevole – commenta il presidente di Cia-Agricoltori – perché non possiamo permetterci di sottrarre terreni fertili dalla produzione di cibo», anche se «preoccupa la richiesta di ripiantare specie quasi estinte che, con il cambiamento climatico, oggi è difficile rimettere in circolazione».
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Ma «da approfondire» c'è anche la scelta di uno strumento (il Regolamento) che stabilisce regole uguali per tutti, da Stoccolma ad Atene: «Ogni stato ha territori diversi anche dal punto di vista morfologico», rimarca Fini ricordando ad esempio che in Italia «il patrimonio boschivo è aumentato negli ultimi anni».
La critica che spesso si muove agli agricoltori è quella di essere un sindacato molto forte a Bruxelles, in grado di orientare le scelte del legislatore europeo. «Non mi risulta», risponde il presidente di Cia-Agricoltori Italiani secondo cui «la lobby più "aggressiva" è invece quella ambientalista. Noi rivendichiamo il nostro ruolo e, anzi, dall'Unione Europea ultimamente sono arrivati molti attacchi».