Contro Conte, ci sono addirittura una decina di parlamentari che sono disposti a parlare con il centro nascente, quello dei berlusconiani critici alla Brunetta. Contro Conte, il corpaccione dei 5 stelle alla Camera e al Senato non vuole pagare l’obolo di 2500 euro al mese, perché non crede nel nuovo progetto o meglio «non sappiamo neppure che cosa sia e se ci sia», dicono molti deputati. Contro Conte, c’è chi - come l’ex ministro Spadafora - è sospettosissimo: «Ci dica una volta per tutte se vuole andare alle elezioni dopo il voto per il Colle o se la legislatura continuerà».
Tutti (o quasi) contro Conte
Contro Conte, ci sono quasi tutti i deputati e una parte dei senatori, perché vedono il movimento imboccare una strada confusa e non intellegibile: «Non siamo né carne né pesce».
L'esodo
I partenti per altri lidi, compreso quello di Alternativa c’é che comprende altri fuoriusciti stellati, sarebbero una trentina alla Camera e una ventina al Senato. Anche chi non ha la valigia in mano si sente spaesato a stare fermo dove sta e vive una sorta di scissione interiore, ancora silenziosa ma assai diffusa tra i peones. Ci si sente già fuori dal movimento nel senso che Conte - a cui vengono attribuite voglie di voto subito - farà liste tutte sue, con deroghe dalla regola del no al terzo mandato che deciderà in solitudine o con il suo cerchio magico e il partito che nascerà tutto lo vedono come un partito personale. Probabilmente piccolo. «M5S diventerà una sorta di nuova Udeur», disse il Dibba tempo fa e la sua battuta adesso la condividono più o meno tutti, anche quelli che detestano il Che di Roma Nord. Il quale è la spina nel fianco del movimento di Conte. Sta per cominciare il suo giro d’Italia, forse farà un partito o forse no ma intanto agisce come coscienza critica del grillismo che fu e la sua è una sirena molto forte per tanti specialmente sui territori e fuori dal Palazzo. Stessa funzione la svolge Virginia Raggi. Adesso è in stand by, ma presto andrà all’assalto di Giuseppi.