Giambruno, in due vicino alla sua auto. Mantovano: «Non erano dei Servizi segreti»

Fermati dagli agenti di scorta, si sarebbero identificati come "colleghi"

Giambruno, in due vicino alla sua auto. Mantovano: «Non erano dei Servizi segreti»
di R.I.
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Domenica 28 Aprile 2024, 23:36 - Ultimo aggiornamento: 29 Aprile, 11:26

Due uomini sospetti sono stati sorpresi fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e il primo dicembre scorso: armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Sono stati fermati da un agente che era di sorveglianza all’esterno dell’abitazione della presidente del Consiglio, situato in un quartiere residenziale dell’Eur, a Roma. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti «appartenenti ai Servizi» e la sicurezza della premier «non è mai stata posta a rischio», ha precisato il sottosegretario Alfredo Mantovano dopo che un articolo apparso ieri su “Domani” ha riferito dell’allarme scattato in quell’occasione.

LA DINAMICA

Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini gli mostrano un distintivo, si identificano come “colleghi” senza rilasciare generalità né mostrare documenti di riconoscimento, e poi rientrano rapidamente in auto e scompaiono nella notte.

Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti - sempre secondo l'articolo di “Domani” - il capo del Polizia Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica Mantovano e la stessa premier. È stata informata anche la Procura di Roma, che avrebbe aperto un fascicolo d’indagine gestito dallo stesso procuratore capo Francesco Lo Voi.

LE INDAGINI

Grazie alla descrizione del poliziotto che aveva visto in faccia gli uomini, vengono identificati i possibili sospetti. Sorprendentemente, i sospetti ricadono sudue agenti segreti in forza proprio all’Aisi (l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna), e che fanno parte della nutrita scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, ossia ai servizi segreti italiani per l’estero. Dopo due mesi di indagini, però, l’Aisi scagiona gli 007 che quella notte - e lo testimonierebbero le celle telefoniche - si trovavano altrove. Gli uomini misteriosi potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Per essersi qualificati come “colleghi” con i poliziotti lì in appostamento, molto probabilmente sapevano chi era il proprietario di quella vettura. L’altra ipotesi è che si tratti di qualcuno che - a due mesi dalla fine ufficiale del rapporto tra la premier e il suo ex compagno - volesse alimentare il gossip.

LE REAZIONI

Secondo il quotidiano, il caso avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, facendo prevalere Bruno Valensise su Giuseppe Del Deo, vice direttore del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso e molto vicino alla stessa presidente del Consiglio. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che «gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio».

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