Europee, Vannacci e le donne dem: gli esterni agitano i partiti. Politici contro i nomi della società civile nelle liste

Picierno (Pd): «Non siamo all’Isola dei famosi». Resistenze nella Lega e anche in FI

Eeropee, Vannacci e le donne dem: gli esterni agitano i partiti. Politici contro i nomi della società civile nelle liste
di Mario Ajello
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Giovedì 28 Marzo 2024, 21:31 - Ultimo aggiornamento: 8 Aprile, 10:28

Riappare, addirittura, lo spettro di Scilipoti. O almeno torna a circolare, nel corpaccione del Pd, una vecchia battuta proverbiale di Massimo D’Alema: «Dobbiamo tornare ai partiti, quelli veri. Una certa idea di apertura alla società civile ci ha portato agli Scilipoti». Ecco, ora tra molti dem di svariate tendenze vengono sprezzantemente chiamati gli «Scilipoti di Elly» tutti coloro, candidati e soprattutto candidate, che Schlein sta cercando di reclutare nella società civile, e non nel professionismo politico e nella militanza e nella dirigenza, per piazzare in cima alle liste. Ovvero: se tutto si riduce a «faccismo» (facce più o meno vip, stile Chiara Valerio o Cecilia Strada) e a fare del Pd alle Europee il portatore d’acqua di top player esterni e di papi stranieri, si finisce - questa la paura diffusa - per auto-eliminarci. L’allarme è da un mesetto - da quando la segretaria ha detto: «Voglio 5 capiliste donne della società civile nelle cinque circoscrizioni» - che circola ma adesso Pina Picierno, vicepresidente uscente del Parlamento Ue, lo rende pubblico: «Il Pd non è l’Isola dei famosi, sono i militanti che lo tengono in piedi». Tra quelle che si troverebbero schiacciate da questo meccanismo, unito alla candidatura ovunque di Schlein, c’è anche lei. Potrebbe Picierno scivolare quinta nella lista, guidata da Lucia Annunziata e poi Decaro, Schlein, Ruotolo.

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Si avverte il rischio insomma che vengano penalizzate le candidature di territorio e che anche i big del partito diventino ruote di scorta per la corsa delle star o presunte star della società civile. È quello che Stefano Bonaccini, che le è amico, ha detto ieri nel faccia a faccia con Schlein. Proprio lui, che è presidente del partito, rischia di essere stritolato dal meccanismo delle facce extra politiche unite alla candidatura personale di Schlein. La quale nel Nord-est vuole lanciare al primo posto Annalisa Corrado - l’ingegnere no-inceneritore romano impossibile da candidare a Roma perché Gualtieri chi lo sente - e al secondo posto Bonaccini (s’è mai visto un presidente di partito e di Regione non piazzato capolista?) e poi al terzo proprio Schlein e al quarto in virtù dell’alternanza di genere un uomo e solo quinta, ossia impossibilitata probabilmente ad essere eletta, Alessandra Moretti che pure è considerata una delle migliori eurodeputate uscenti. Bonaccini potrebbe tirarsi fuori dalla partita oppure, come le consigliano in molti, Schlein potrebbe cambiare linea per tenerlo dentro. 
Il problema è soprattutto nel Pd, perché a sinistra (dal tempo degli indipendenti del Pci) trionfa storicamente il mito del “compagno di strada” da premiare con un seggio.

Ma perfino in Forza Italia non tutti digeriscono la candidatura di Letizia Moratti (non è veramente dei nostri, è il refrain, ma sbagliato) e comunque la linea tajanea fin dall’inizio è stata quella di non inseguire le celebrità ma puntare sui portatori di voti nelle città, nei borghi e nelle contrade, da Nord a Sud. 

E FdI? No, i meloniani non hanno il gusto di reclutare gli esterni in quanto sono una comunità strapiena di militanti e dirigenti da premiare per il lavoro di raccolta di consensi sui territori condotto da dieci anni. E come dicono a via della Scrofa: «Non ci servono i nani e le ballerine, ma i competenti e gli sgobboni». Che poi, in altri termini, è lo stesso concetto che esprime Piero De Luca nel Pd: «I civici possono essere un valore aggiunto ma per mettere in campo la squadra migliore va valorizzata anche la classe dirigente che abbiamo nel partito». Lo pensano pure nella Lega. Da qui nasce infatti la rivolta contro la candidatura (sempre più in bilico) del generale Vannacci. Da 27 eurodeputati il Carroccio, stando ai sondaggi, passerebbe a sei o sette. Se metti Vannacci, non passa nella circoscrizione Centro, la pupilla di Salvini, Susanna Ceccardi. Se metti Vannacci, al Nord-est, Zaia e i suoi s’arrabbiano.

 

VOGLIA DI PRECARIO

Nel Pd, Andrea Orlando di fronte all’ondata di intellettuali e vedette in lista ha fatto notare: «Ma un precario non lo candidiamo proprio?». E Gianni Cuperlo dice: «Si possono mettere tre preferenze sulla scheda ma il 99 per cento degli elettori ne mette solo due». Ovvero: faranno il pienone Schlein e il capolista o la capolista civica, e agli altri le briciole. La simulazione che si fa intanto tra i dem è questa: con il 20,5 attribuito dai sondaggi ci saranno 16-17 euro-deputati. 4 nel Nord-ovest: la capolista Cecilia Strada, marchio Emergency, poi Giorgio Gori, poi Schlein (che rinuncerà) e uno tra l’euro-capogruppo uscente Benifei, Fiano, Maran, Pizzul, Patrizia Toia (alla quinta ricandidatura, anche se per statuto se ne possono fare solo due). Tra pluriderogati e social-civilisti che speranze hanno i competenti come Irene Tinagli o i veri personaggi di territorio? Al Centro, zona dem, l’ingorgo è ancora più intenso. Marco Tarquinio ex di Avvenire (su cui ci sono molte resistenze), più Schlein in seconda posizione e poi Nardella (o Zingaretti?) in terza, la quarta a una donna (Camilla Laureti, una delle uniche due eurodeputati uscenti che hanno votato per Schlein alle primarie e va sponsorizzata e ben piazzata), la quinta al pesarese Matteo Ricci, poi altra donna al quinto: forse Marta Bonafoni, altra predilettissima di Elly. Il traffico di big al Centro (e non solo al Centro) è massimo e i voti del Pd (e non solo del Pd) non è detto che siano abbondantissimi. Perché dunque regalarli, ci si chiede a sinistra e anche in certa destra, al «faccismo»?

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