La notte di Ligabue, mattatore rock

Ligabue
di Marco Molendini
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Domenica 25 Settembre 2016, 00:33 - Ultimo aggiornamento: 26 Settembre, 18:02
MONZA - Da Campovolo a Monza park. Le rockstar non si saziano mai: eccolo, allora, il Liga ancora mattatore, stavolta nello spazio immenso cinturato dal circuito del gran premio (una tenuta creata da Napoleone e grande quasi tre volte Versailles) per un’altra sfida: e, se un anno fa a Reggio Emilia erano in 147 mila, stavolta alla fine, a rispondere alla convocazione, saranno in 140 mila: 80 mila ieri sera e 60 oggi.

Le certe notti da incorniciare, così, sono diventate due, stavolta con un impegno non solo autocelebrativo (i 25 anni dall’uscita di Urlando contro il cielo, che apre e chiude, dopo quasi tre ore, il concerto), ma con quattro pezzi da far conoscere, un antipasto nient’affatto leggero di quello che sarà il nuovo concept album, Made in Italy (uscirà il 18 novembre) che già è annunciato carico di riflessioni dal singolo G come giungla, che ha fatto da apripista (spopolando nel web e nell’airplay).

Un nuovo capitolo nella storia di Ligabue interprete degli umori del tempo, come quando canta di «un paese che fa finta di cambiare e intanto resta a guardare» e rimpiange «un rock ‘n’ roll che puzzava di rivoluzione» (sono le parole di La vita facile, pezzo rock caratterizzato da un riff insistito di chitarre), ma che sa anche riflettere sulla disillusione politica quando confessa, su una base latineggiante, «ho fatto in tempo ad avere un futuro che fosse molto più grande di me».

GRANITICO
Sono inediti, insieme al più spensierato Dottoressa, che raccontano di un artista granitico nella fedeltà a se stesso e si inseriscono dal vivo in un viaggio sonoro che passa senza salti da canzoni scritte in fasi personali lontanissime, dai primi Sogni di rock’n’roll e Balliamo sul mondo del ‘90, a Niente paura («un promemoria per voi e per me» ricorda Luciano presentandola), a Lambrusco e pop corn (rivisitata con una novità, l’inserimento nella band di una sezione fiati), a Il sale della terra (con un infuocato solo di tromba), a Il giorno dei giorni, a Piccola stella senza cielo (occasione per timide citazioni classiche: da Knockin’ on heaven’s door a Because the night), la poco conosciuta Lettera a G, etc, etc.

La musica di Luciano Ligabue è elementare e diretta come le parole, possiede una forza comunicativa immediata evidente, sottolineata da un allestimento accattivante, con uno schermo gigantesco (lo stesso di Campovolo 2016) che apre la serata facendo il verso alla storica sigla di chiusura delle trasmissioni Rai, con le antenne che scorrono e il Guglielmo Tell di Rossini. Il popolo di Liga anche stavolta è accorso al suo richiamo pronto a confondersi in uno di quei raduni che più che a un concerto assomigliano a un festival con tanto di accampamenti notturni.

E’ il festival, però, di un singolo artista con il suo rosario di passaggi ormai istituzionali, come la Liga street, che illustra le tappe della sua storia o come la serata di prologo di venerdì, con la proiezione del video del concerto di Campovolo, un anno fa. E, a proposito di film, ovviamente anche questo concerto sarà registrato. Segnerà il varo di un nuovo spazio televisivo per la musica, Fox live, che sarà inaugurato il 23 novembre sui canali 112 e 114 di Sky proprio con la riproposizione di Luciano a Monza e un film sul making of di Made in Italy. 

MANAGER
L’uscita dell’album, che arriva a tre anni da Mondovisione, avvierà un 2017 intenso per il rocker di Correggio, ma senza raduni. Questo di Monza, ha raccontato il suo storico manager Claudio Maioli, lo ha voluto Luciano perché aveva una voglia disperata di suonare e lui, dal palco, conferma: «Sono 370 giorni che non mi fanno fare concerti, vi sembra la pena giusta per un ragazzo nel pieno dei suoi anni?». Ci sarà, invece, un tour vero e proprio, sulle cui modalità (stadi?) ne sapremo qualcosa più avanti. Un fatto è certo, dopo questo debutto monzese: la fame di Liga non accenna a diminuire.

E la stessa fame di 25 anni fa.
Un po’ di dati, per finire: la doppia nottata al Liga rock park (così è stato battezzato l’appuntamento) totalizza un incasso di 7,4 milioni di euro, più o meno come a Campovolo. Quanto alla scelta di fare due serate invece che una sola, limitando la capienza a 80 mila presenze, Ferdinando Salzano, amministratore delegato di Friends and partner, spiega che è stata dettata dalla necessità di rispetto per il luogo, dalla volontà di non allarmare gli ambientalisti e di preservare il progetto di riportare stabilmente alla musica il parco di Monza che, nel 1989, ospitò i Pink floyd. 
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