Fed e Fmi contro Deutsche Bank: «Istituto più rischioso al mondo»

Fed e Fmi contro Deutsche Bank: «Istituto più rischioso al mondo»
di Flavio Pompetti
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Venerdì 1 Luglio 2016, 00:07
NEW YORK I principali gruppi bancari che operano in America sono sani e al riparo da insidie, ma tra di loro due sussidiarie di banche europee, la Deutsche Bank e la Santander, sono da bocciare secondo la Fed. La prima in particolare, nell’analisi parallela del Fondo Monetario, è «il più rilevante contribuente netto ai rischi sistemici tra le banche di rilevanza globale, seguita da Hsbc e Credit Suisse». Il rapporto della banca centrale statunitense segue quello pubblicato una settimana fa, che riguardava la semplice analisi del livello di capitalizzazione degli istituti. Ieri invece la Fed ha assegnato pagelle in base alla valutazione dei rischi ai quali sono esposti 33 dei gruppi bancari sotto la sua giurisdizione. L’obbligo di redigere i due documenti è stato introdotto dopo la crisi del 2008, per evitare in futuro il ripetersi di una sorpresa simile a quella che portò al crollo della Lehman e della Bears Stern. La Fed ha trovato un miglioramento pressoché generale dei conti, con la sola eccezione su scala nazionale della Morgan Stanley, ancora lenta e farraginosa nei processi interni di valutazione degli asset. La banca è stata rinviata ad un ulteriore giudizio per la fine dell’anno: se per il 29 dicembre dimostrerà di essersi messa in regola, il vincolo sarà rimosso. Altrimenti la Fed potrà bloccare i suoi programmi di distribuzione degli utili agli azionisti, che per il momento sono stati autorizzati sotto condizionale.

 

CONTRACCOLPO SUI MERCATI Il giudizio è invece tranciante nei confronti delle sussidiarie americane dei due istituti europei. La Santander ha il dubbio primato di aver ricevuto una bocciatura per tre anni di seguito, mentre per la Deutsche Bank si tratta della seconda. Entrambe sono ora interdette dal trasferire utili alle rispettive case madri. Se il giudizio della Fed si limita all’aspetto tecnico delle criticità dei due istituti, quello del Fmi va molto più in profondità, e tocca la sfera della politica finanziaria del governo tedesco, il quale è invitato a valutare se la debolezza della Deutsche Bank sia tale da impedire un pronto intervento di isolamento in caso di crisi immediata. Al cuore del problema c’è la persistenza di una colossale esposizione ai titoli derivati, gli stessi che fecero precipitare il sistema mondiale nel 2008. La banca tedesca ne detiene per un valore di 50.000 miliardi di dollari, pari a duemila volte la capitalizzazione dell’istituto, e a quindici volte l’ammontare del Pil tedesco. Il contraccolpo nei mercati è stato immediato. Nella terza giornata di ripresa degli indici, dominati dal ritorno di quelli bancari, il Gruppo Santander è riuscito a malapena a pareggiare i conti dopo aver perso l’1,4%, mentre la Deutsche è scivolata fino al -2,9% prima di chiudere sempre sotto di due punti.

STRUMENTI LIMITATI E in tema di perdite, ieri si è fatto vivo il governatore della Banca d’Inghilterra ad ammonire che «le prospettive economiche sono peggiorate» per il suo paese dopo la Brexit, e che «potrebbe quindi essere necessario un qualche allentamento nel corso dell’estate».
Il contenuto delle misure correttive comincerà a chiarirsi già a partire dal 5 di luglio, data del prossimo consiglio direttivo della BoE. Il governatore della banca inglese ha ammesso che il suo istituto dispone di strumenti limitati. L’attuale tasso di sconto sulla sterlina è dello 0,50%, e l’adozione di tassi negativi potrebbe avere «effetti controproducenti». Prima di agire occorrerà in ogni caso attendere la valutazione iniziale dei danni provocati dall’uscita del paese dall’Unione europea, che la BoE effettuerà a luglio, e il completamento dell’analisi previsto per il mese successivo. La decisione sul costo della valuta verrà quindi verosimilmente ad agosto. Nel frattempo Carney ha ventilato l’ipotesi di intervento su altri fronti, come il riacquisto di bond da parte del suo istituto per fornire le banche di liquidità. 
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