Droni, nuovo caso a Roma: la stretta dell’intelligence

Droni, nuovo caso a Roma: la stretta dell’intelligence
di Michela Allegri
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Lunedì 28 Agosto 2017, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 29 Agosto, 16:42

Un drone sospetto in zona Vaticano, due giorni fa. Ieri la replica: un quadricottero che sorvola senza autorizzazione il Pantheon e piazza della Rotonda. E scatta l’allarme antiterrorismo. Nel secondo caso, il responsabile è stato identificato in pochi minuti. Si tratta di un turista americano di 37 anni, che aveva montato sul marchingegno una telecamera e che voleva effettuare delle riprese dall’alto. Una bravata innocua, giura lo straniero, che è stato comunque denunciato per violazione del divieto di sorvolo e, soprattutto, procurato allarme. I carabinieri in servizio di vigilanza al Senato, che hanno avvistato il velivolo, hanno infatti chiamato i rinforzi: in zona si sono precipitate le pattuglie della Stazione Roma piazza Farnese e della Compagnia Roma Centro. Per quanto riguarda il drone che sabato ha sorvolato all’alba San Pietro, invece, i contorni sono più inquietanti: il marchingegno non è stato recuperato e il responsabile non è stato identificato. Il pool antiterrorismo della procura di Roma, guidato dall’aggiunto Francesco Caporale, attende un’informativa. Un drone che valica la no fly zone della Capitale non è un dettaglio da sottovalutare e basta per fare scattare l’allerta.

LE SEGNALAZIONI
Nei mesi scorsi, infatti, ci sono state segnalazioni su possibili utilizzi dei sistemi commerciali di pilotaggio negli attentati. In gennaio, i servizi segreti israeliani avevano fatto sapere che in Italia potrebbero venire introdotti droni “armati”, in grado di trasportare esplosivo. Il Mossad li aveva segnalati in ingresso nel nostro Paese. Due uomini con un carico di velivoli “truccati” erano stati fermati dall’esercito israeliano al confine con la Giordania. Interrogati, avevano ammesso che la finalità era effettuare attentati, anche in Occidente. A questo si era aggiunta la comunicazione che in alcuni negozi di Roma e dintorni alcuni stranieri avrebbero provato a chiedere informazioni su come modificare i velivoli giocattolo che avevano acquistato. La seconda segnalazione è arrivata in giugno. In un report dell’Europol si parlava della possibilità di utilizzo di droni armati da parte dell’Isis anche in Europa, replicando un copione già andato in scena nella guerra in Siria e in Iraq. Il fatto che due velivoli abbiano valicato l’area off limits della Capitale, quindi, fa tornare alla ribalta il problema sicurezza.

NO FLY ZONE
Le no fly zone sono quadrilateri in cui il volo è interdetto, o consentito solo previa autorizzazione. Teoricamente, i firmware inseriti nei sistemi commerciali a pilotaggio remoto dovrebbero inibire ai droni l’accesso alle aree protette. Ma aggirare le restrizioni è facile: sul web sono disponibili istruzioni per modificare la programmazione. Le contromisure a difesa nelle grandi città sono scarse, anche perché, per dimensioni e materiali, i velivoli sono difficilmente rilevabili dai sistemi di tracciamento.

IL RISCHIO
Il rischio più consistente è che i piccoli aeromobili pilotati da remoto possano essere utilizzati per attacchi dimostrativi, soprattutto in zone non raggiungibili a piedi perché troppo protette. Uno dei problemi principali è che acquistare un drone è veramente facile e la spesa è contenuta. Apportando le adeguate modifiche - illegali - è possibile attrezzare il marchingegno per trasportare esplosivo. Anche se non si trattasse di cariche con conseguenze devastanti, l’azione avrebbe certamente un forte impatto dimostrativo: potrebbe essere filmata e rilanciata sul web in tempo reale, trasformandosi in un atto di rivendicazione globale e in diretta. L’uso dei droni negli attacchi, oltretutto, non è una novità. Nel 2011 un simpatizzante di al Qaeda è finito in manette a Boston perché stava pianificando un attentato con uno sciame di mini velivoli imbottiti di esplosivo. Uno degli obiettivi era addirittura il Pentagono. Nell’aprile del 2015, un drone che trasportava sabbia radioattiva proveniente dalla centrale nucleare di Fukushima era riuscito a planare sul tetto degli uffici del primo ministro giapponese a Tokyo. In Iraq, in febbraio, l’Isis ha usato sciami di droni contro le forze della Coalizione. I quadricotteri sono stati modificati per trasportare granate da 40 millimetri.

 

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