LE FONTI Ma anche quel primissimo tonfo, breve come un fulmine, va ridimensionato. Ne esistono solo quattro fonti autentiche e immediate: due lacunose annotazioni di nobili, che parlano una di «esito infelice», l'altra di un'opera «fischiata»; e due lettere di Rossini alla madre che fanno parte di quelle ai genitori recentemente trovate e che hanno arricchito il suo epistolario. Nella prima scrive: l'opera «fu bellamente fischiata; o che pazzie, che cose straordinarie si vedono in questo Paese sciocco», e avvisa che il giorno dopo «si sentirà la Musica, cosa che non accadde ieri sera, dal principio alla fine non fu che un immenso sussurro che accompagnò lo spettacolo».
Il racconto dell'unico testimone diretto, la cantante Geltrude Righetti-Giorgi, è di sette anni successivo agli eventi: risponde all'articolo di un «giornalista inglese», che si scoprirà essere Stendhal sotto mentite spoglie, ed è pieno di un'autentica «verve» da prima donna. Se Stendhal inventa, la Righetti-Giorgi inserisce nel suo racconto qualche «fioritura» di troppo. Non è molto credibile che il tenore Manuel Garcia abbia introdotto ariette spagnole: forse qualche aggiunta, ma non tale da pregiudicare l'esito della serata. E la leggenda si è poi alimentata con altre invenzioni.
*Accademico di Santa Cecilia
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