L'intervista/Il Garante Passarelli: «Scioperi bus e metro dimezzati dal 2018» L'anteprima sul Messaggero Digital

L'intervista/Il Garante Passarelli: «Scioperi bus e metro dimezzati dal 2018» L'anteprima sul Messaggero Digital
di Diodato Pirone
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Giovedì 9 Novembre 2017, 00:34 - Ultimo aggiornamento: 10 Novembre, 19:39
Giuseppe Santoro Passarelli è uno dei massimi esperti italiani di diritto del lavoro. Da quando fa il Garante degli scioperi nei servizi pubblici, un anno e mezzo, vive in prima linea il dramma dei venerdì neri delle città italiane. Con incredibile regolarità, prima dei week end, una o due volte al mese e specie a Roma, scattano scioperi dei trasporti indetti da micro-sigle sindacali che bloccano milioni di cittadini inermi. Domani è venerdì e puntualmente è sciopero. Questa volta di 24 ore indetto da tre sigle con poche centinaia di iscritti.

Presidente come arriverà al lavoro domani?
«Col motorino, non potendo usare gli autobus pur essendo abbonato da anni all’Azienda dei Trasporti di Roma».

Sa che lo sciopero di domani è contro privatizzazioni che nessuno sta facendo ed è stato indetto dalle stesse sigle che un anno fa proclamarono un analogo blocco contro l’inesistente invasione militare italiana della Libia?
«E’ mio compito conoscerle ma non posso entrare nel merito».

E’ un’agitazione senza obiettivi concreti. A Roma è la diciassettesima in 10 mesi, agosto compreso, e capita di venerdì come quasi tutte le precedenti. Questo mix fra farsa e tragedia è da paese europeo?
«Questo sciopero è stato indetto per 4 volte. La prima volta è stato fatto rinviare dalle autorità. Le altre due è stato ridotto a 4 ore».

Ma domani?
«Ho incontrato governo e prefetto per valutare la situazione, e di comune accordo abbiamo deciso di consentirlo. Altrimenti quei sindacati, in caso di precettazione, avrebbero potuto rivolgersi al Tar. La legge attuale riserva il potere di precettazione al governo e ai prefetti, non all’Autorità».

Ma allora lei come fa a tutelare il diritto alla mobilità?
«Sono costretto a fare il professore e fissare un paletto: per legge, la missione della Commissione non è quella di eliminare gli scioperi ma di contemperare il diritto di sciopero con quello del diritto al trasporto».

I venerdì neri a ripetizione violano de facto i diritti di milioni di cittadini che magari pagano pure 2/300 euro l’anno d’abbonamento. O no?
«Noi combattiamo raggiri più o meno fraudolenti della legge. E infatti intendiamo contenere il fenomeno dei microscioperi allungando l’intervallo fra un’agitazione e l’altra».

Si spieghi meglio.
«Oggi la legge consente ai sindacati di indire le proteste ad intervalli di 10 giorni. Ma per legge in mancanza di accordi fra le parti il Garante, con una regolamentazione che stiamo mettendo a punto facendo estrema attenzione a tutte le osservazioni delle parti sociali, può allungare i giorni di tregua».

Quindi se da 10 si passasse a 20 giorni di tregua gli scioperi verrebbero dimezzati...
«Posso confermare che gli scioperi si ridurranno senz’altro».

Conferma che i venerdì neri dei trasporti diminuiranno perché per periodi più lunghi degli attuali i sindacati non potranno indire scioperi?
«Questo è il nostro obiettivo. Che intendiamo raggiungere nel massimo rispetto delle parti sociali perché non possiamo né vogliamo eliminare il diritto di sciopero. I sindacati sono già avvertiti. Per legge, e per convinzione, dobbiamo ascoltare tutte le parti coinvolte».

E da quando entreremo nell’era della “tregua lunga” per bus e metro?
«Realisticamente le disposizioni saranno pronte fra gennaio e febbraio 2018 e solo allora daremo tutti i dettagli del regolamento».

Altre novità in cottura?
«Una riguarda le aziende. Perché i guai del trasporto pubblico dipendono anche, in alcuni casi, da passate gestioni disastrose. Chiederemo loro di varare procedure di raffreddamento anche per scioperi indetti da sigle non firmatarie di contratti. Serve più dialogo, insomma».

E poi?
«Le aziende dovranno informare la gente con dovizia di dettagli, a partire dall’esistenza delle fasce orarie di funzionamento garantito dei servizi, sugli scioperi in arrivo».

Ma i regolamenti funzionano?
«Con una regolamentazione abbiamo obbligato l’Atac di Roma a far ripartire subito il servizio alla fine di ogni agitazione. Prima a Roma gli scioperi di 4 ore ne duravano 5. E continueremo a monitorare attentamente la delicatissima situazione di Roma a tutela del rispetto dovuto a milioni di persone e alla Capitale».

Le sembrano sufficienti misure regolamentari?
«No. Parliamoci chiaro: le leggi che regolamentano gli scioperi nei servizi risalgono al 1990 e al 2000. Dopo 17 anni è logico che serva una manutenzione. Ma questo compito spetta al Parlamento, non al Garante. E’ il Parlamento che su questo tema è rimasto immobile».

Ma la Commissione può segnalare le falle della legge.
«Lo facciamo. La situazione è sotto gli occhi di tutti. E’ difficilissimo varare una legge che, senza ledere il diritto di sciopero che è sacrosanto, vieti agitazioni quando magari sono veramente sentite dai lavoratori e indette da sindacati che li rappresentano in modo significativo. Così come è evidente l’alto numero delle organizzazioni sindacali in Italia. Il Parlamento agisca».

E’ pronta in Senato la proposta di obbligare autisti e macchinisti a far conoscere alle aziende la propria adesione ad uno sciopero 48 ore prima dell’agitazione. In questo modo i microscioperi avrebbero effetti leggeri. Che ne pensa?
«Se il Parlamento approva questa legge noi faremo la nostra parte».

A proposito di “vostra parte”. Potete multare i sindacati e le aziende, anche individuali come i tassisti, che attuano o provocano scioperi selvaggi. Risultati?
«Abbiamo appena fatto 20.000 euro di multa ai sindacati, anche confederali, dopo lo sciopero selvaggio del primo agosto negli aeroporti di Milano».

E per i tassisti che dovrebbero rispettare i servizi minimi anche in caso di sciopero?
«A febbraio hanno bloccato il servizio in 5 città per una settimana circa. Abbiamo chiesto ai sindaci di darci i nomi di quei tassisti che si erano rifiutati di trasportare malati o donne incinta o che comunque avevano violato le norme. Nessuna risposta. Morale: il rispetto dei diritti degli utenti è un tema che deve riguardare tutto il sistema non solo il Garante».
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