La vita vera, che pulsa di passioni ed errori, di sogni e imperfezioni, sfila per le vie fumose e bagnate di pioggia di Parigi. Si impiglia, come gli orli di cappe e abiti, nelle gambe di sedie e tavolini dei bistrot. Valentino porta la sua collezione Rendez-Vous primavera/estate in strada. «Volevo sporcare la maison di vita - racconta il direttore creativo Pierpaolo Piccioli, durante la fashion week di Parigi - Questa casa di moda è sempre stata vista come sinonimo di un lusso altissimo, un magnifico castello accessibile a pochi eletti. Io, invece, voglio portare dentro chiunque lo desideri, al di là del suo ruolo, del suo fisico o della sua attitudine. Sono felice di essere nuovamente qui, a sfilare dal vivo all'interno del calendario francese, ma non voglio tornare al passato. Per questo ho deciso di cambiare luogo, orario e prospettiva dello show».
PROSPETTIVE
La sfilata è di sera e, soprattutto, non in un salone con stucchi e specchi, ma per le vie del Marais, dentro e fuori Le Carreau du Temple. «Voglio dare nuovo significato a codici considerati, erroneamente, inamovibili. Penso che ogni capo viva con e per la persona che lo indossa, quindi ho rieditato cinque abiti storici di Valentino senza alcuna modifica, ma solo cambiando lo styling e ponendoli addosso a un'umanità contemporanea». Così, c'è il cappotto longuette tigrato reso celebre da una foto del 1967 con la modella Veruska. Ora è abbinato a short e anfibi carrarmato. La camicia ideata nel 1970 per una donna passa a un ragazzo, mentre l'abito in organza avorio immortalato sulla modella e attrice Marisa Berenson nel 1968 è indossato da una ragazza nera con i combat ai piedi.
Ma Pierpaolo Piccioli va oltre quelle foto che tanto lo facevano sognare da ragazzino. «Ho voluto prendere l'immaginario haute couture e traghettarlo nel sentire comune.
IL CAPPOTTO BIANCO
La cappa plissettata, di derivazione alta moda, abbraccia i completi asciutti giacca e pantalone in lana e i pantaloncini doppiati da ciclisti. Il trench leggero si contende le forme ampie e volatili coi camicioni che diventano abiti. Il cappotto in cashmere bianco è un semplice rettangolo con lembi ripiegati a creare le maniche. Un altro è completamente svuotato, sezionato e rimontato su tulle. Non è peccato abbinarlo a un paio di jeans, che esaltano quei tagli protagonisti anche nella blusa di lui. Capi sportivi e quotidiani come l'anorak o i bermuda, in tinte acide, sono ricoperti di piume tono su tono. L'abito da sera, cesellato come vetrata, è fatto di due pannelli tenuti insieme da un laccetto. Sottile come il fascino che unisce passato e presente di Valentino.
UOVA E SAPONETTE
Nuovo capitolo anche per Jonathan Anderson da Loewe, che si affida a silhouette rivoluzionate dal surrealismo. Il punto di partenza sono stati i quadri del pittore rinascimentale Pontormo. Dai drappeggi fluidi di jersey emergono spuntoni e i corpi sono sottolineati e ricreati con lastre di metallo dorato. Décolleté e sandali hanno tacchi composti da saponette, candele, uova: una contaminazione tra portabilità e gioco dell'assurdo che, per il designer, rispecchia i tempi attuali. Smussa gli angoli, invece, Issey Miyake. Lo fa lasciando scivolare pieghe e plissé in turbini di acqua e in flutti marini che si avvolgono al corpo e hanno forme tridimensionali o appiattite. Le maglie alternano filati di due diversi colori, uno dei quali, però, appare solo quando il corpo si muove.