Code nei Pronto soccorso: Marche tra i peggiori d’Italia. Report dell’Agenas, permanenza di quasi 9 ore per i codici gialli

Code nei Pronto soccorso: Marche tra i peggiori d’Italia. Report dell’Agenas, permanenza di quasi 9 ore per i codici gialli
di Martina Marinangeli
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Mercoledì 24 Aprile 2024, 01:30 - Ultimo aggiornamento: 15:32

ANCONA Pronto soccorso in affanno, intasati da flussi continui - e spesso impropri - di pazienti. Un problema che affligge un po’ tutti i front office ospedalieri da Nord a Sud dello Stivale, ma nelle Marche la pressione si fa sentire più che altrove. A certificarlo è il report dell’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, presentato lunedì a Roma.

Geografia sanitaria

Siamo la seconda regione in Italia per tempi di attesa per i codici gialli - fa peggio di noi solo la Sicilia - e quarti nel segmento dei codici verdi, a fronte di flussi di accesso che si piazzano sotto la media nazionale. Nello specifico, nel 2022 - anno preso in esame nell’analisi dell’Agenas - gli accessi di codici gialli ai Pronto soccorso marchigiani sono stati 107.911 : i minuti trascorsi tra l’arrivo e la dimissione sono stati 531,7 in media. Quasi 9 ore. E questa è la media, quindi significa che c’è anche chi ha atteso di più.

Sul fronte codici verdi, invece, gli accessi sono stati 280.523 e i minuti di attesa in media 261,4. Quest’ultima tipologia di accessi, spesso impropria, è legata ad una carenza della rete sanitaria territoriale che spinge i pazienti a rivolgersi ai Pronto soccorso anche quando la patologia non lo richiederebbe perché non presenta caratteri di urgenza. Questo uso sbagliato dei Ps unito ad una carenza cronica del personale di emergenza-urgenza si traduce poi nelle code infinite da girone infernale che ci siamo purtroppo abituati a vedere. Una parziale soluzione al problema, secondo l’Agenas, sta nella «corretta implementazione del Dm 77 del 2022, che individua la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale nel servizio sanitario nazionale, attraverso la presa in carico dei pazienti all’interno delle nuove strutture previste dal Pnrr». Dalle Case agli Ospedali di comunità, fino alle Centrali operative territoriali. Strutture che poi però andranno riempite con un personale sempre più difficile da trovare.

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