Ragazza precipitata a piazza di Spagna, il cugino: «L'avevo quasi salvata»

Ragazza precipitata a piazza di Spagna, il cugino: «L'avevo quasi salvata»
di Raffaella Troili
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Domenica 31 Agosto 2014, 10:50 - Ultimo aggiornamento: 1 Settembre, 17:19

​Ero riuscito a farla rientrare nel terrazzo, gi una volta. Cinque minuti, poi ha fatto una piroetta si girata ed tornata sul cornicione, allontanandosi sorridente, muovendosi ritmicamente. E’ chiuso nello sconforto e dentro una stanza del convento, il cugino di Magdalena Grasckza, la giovane polacca di Stettino che è precipitata dalla Casa della Congregazione della Resurrezione dove era ospite.

Ha raccontato allo zio, Andrzej Gieniusz, 55 anni, responsabile della struttura di via di San Sebastianello, le ultime ore di vita di Magdalena che dopo un mese a Roma ieri sarebbe ripartita. Prima al Gianicolo, poi lassù per quattro ore, fino al tragico volo. Lui è architetto, mentre Magdalena stava per iniziare la facoltà di architettura a Berlino, «avevamo parlato di musica, dei nostri piani per il futuro, della famiglia, dei figli, di tutto».

Non si spiega quel gesto. «Già una volta l’avevo fatta rientrare. Ero sceso in bagno, sono tornato e l’ho trovata sul cornicione, gridava che voleva fare il giro. Le ho detto vieni via, se fai la stupida torniamo in camera. L’avevo distolta. Abbiamo continuato a parlare altri cinque minuti. Poi ha fatto una piroetta e sorridendo si è allontanata. In silenzio, ha scavalcato ancora la ringhiera. Ho provato ad andarle dietro di nuovo ma aveva oltrepassato un muretto, non la vedevo più, e poi ho paura del vuoto». Magdalena no: era una ballerina e una sportiva.

APPASSIONATA

«Frequentava una scuola di danza, faceva climbing con i genitori. Agile, coraggiosa, non aveva paura di niente. Piena di belle idee. Stava leggendo un libro che le avevo dato, “La Comunità luogo del perdono e della festa” di Jean Vanier, mi traduceva un terzo di pagina ogni pomeriggio e ne discutevamo. Una brava ragazza: veniva da un mese di successi nello studio». Così la descrive Gieniusz che insegna alla pontificia Università Urbaniana e ha scritto vari libri, anche su Paolo di Tarso e sulla Bibbia. Il nipote sta scrivendo una memoria, gliel’ha consigliato lo zio, «anche per cercare di liberarsi del dolore muto in cui si è chiuso», da consegnare ai genitori di Magdalena, dato che probabilmente non si incontreranno. Lui è in partenza, loro hanno ritardato l’arrivo. «Era sobria», ripete il cugino che aveva trascorso la serata con lei, gli aveva chiesto di accompagnarla a vedere Roma al tramonto, al Gianicolo. Erano tornati alle due, saliti sul terrazzo, con l’idea a quel punto di vedere l’alba. Magdalena è poi scesa in cucina, ha preso una caraffa di vino da tavola dei frati. In quattro ore, l’hanno bevuta in due. Un po’ poco per perdere la testa così.

«Ma una cosa è certa: non voleva uccidersi, era felice, era entrata alla facoltà di Architettura a Berlino,le avevano appena trovato una casa tutta per lei». I giovani genitori sono straziati. Padre Andrea li ha avvisati che ci vorrà un po’ di tempo, minimo una settimana, prima che il pm permetta loro di salutare Magdalena. «Per giunta sono bloccati a Berlino, per uno sciopero dell’aeroporto. Ha detto loro di non mettersi in macchina, con questo dolore che li squassa. «Evitiamo altre vittime».

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