Scandalo rifiuti, nuovo indagato
nell'affare Cerroni: coinvolto Tancredi
ex capo del servizio giardini

Scandalo rifiuti, nuovo indagato nell'affare Cerroni: coinvolto Tancredi ex capo del servizio giardini
di Sara Menafra
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Venerdì 28 Febbraio 2014, 08:01 - Ultimo aggiornamento: 19:24
Aveva firmato una autorizzazione ”retroattiva” per regolarizzare gli scavi a Monti dell’Ortaccio.

E al momento giusto, Bruno Landi consulente di Cerroni, fece il suo nome quando si trattava di sostituire il dirigente dell’Area Rifiuti della Regione Lazio con una figura più malleabile. Spunta un nuovo indagato, nell’inchiesta sui rifiuti che ha coinvolto il padrone di Malagrotta Manlio Cerroni: si tratta di Fabio Tancredi, ex responsabile comunale dell’ufficio rifiuti e giardini. Il pm Alberto Galanti l’ha convocato in procura martedì scorso.



L’AUTORIZZAZIONE

L’accusa di abuso d’ufficio nei suoi confronti si basa sull’autorizzazione ex post data per gli scavi a Monti dell’Ortaccio. Secondo quanto hanno ricostruito i Carabinieri del Noe, Tancredi avrebbe firmato nel 2011 il sì agli scavi che Cerroni aveva già avviato nel 2003 e dovevano servire a realizzare la nuova discarica capitolina. Se dal 2003 al 2006 i lavori sarebbero stati coperti da un primo documento, nel periodo successivo l’azienda sarebbe andata avanti senza nessuna autorizzazione. Si legge nel capo di imputazione: «Laddove la Determinazione Dirigenziale autorizzava l’attività estrattiva per soli 3 anni, detto termine veniva portato a 10 anni, con validità retroattiva, dalla determina a firma del Tancredi».



Durante l’interrogatorio di garanzia, Landi ha difeso la segnalazione fatta nei confronti del dirigente, già toccato dall’inchiesta sui Punti verde: «Tancredi l’ho incontrato una sola volta in una conferenza dei servizi. Era il responsabile dell’ufficio rifiuti del Comune di Roma e pensare a Tancredi era come dire il numero 1 del Comune».



Lo stesso Tancredi, sentito a verbale, ha sostenuto col pm che la sua autorizzazione fosse regolare e rivolta «al futuro».

Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, Landi ha anche ripetuto di aver effettivamente chiesto al Rettore della Sapienza Luigi Frati di occuparsi della figlia di Romano Giovannetti, il capo segreteria dell’assessorato regionale all’Ambiente all’epoca della giunta Polverini: «Frati è stato cortese nell’accoglierci ci ha incrociato nel corridoio ha detto sì sì sì rivolgiti al mio assistente poi ne parliamo fammi sapere mandami le carte arrivederci e grazie e così è finita tutta la storia».



IL RUOLO DELLA REGIONE

Ieri sono state anche rese note le motivazioni con cui il Riesame ha respinto il ricorso di due degli indagati. E ancora una volta, i magistrati mettono in evidenza i favori fatti a Cerroni dai politici locali. Ad esempio, quando per far passare l’ok all’inceneritore di Albano «il vicepresidente della Regione Esterino Montino aveva suggerito di proporre una contropartita all'assessore Zaratti (all’ambiente ndr)». Ma gli esempi sono molti. «Il Collegio si limita a richiamare - si legge nel testo - la telefonata in cui Landi dice che non bisogna smuovere le acque (per evitare che quel "rigagnolo" diventi un "torrente"), in un sistema in cui è la Regione a stabilire dove i comuni devono smaltire i propri Rsu e dunque "il pallino del gioco è in mano alla Regione", poiché è la Regione "che stabilisce che il tal Comune va li piuttosto che là"».
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