Libia, 97 morti in due settimane di scontri: rimpatriati cento italiani

Libia, 97 morti in due settimane di scontri: rimpatriati cento italiani
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Domenica 27 Luglio 2014, 16:47 - Ultimo aggiornamento: 28 Luglio, 15:09

salito a 97 morti e 400 feriti il bilancio degli scontri tra milizie nella sola citt di Tripoli, dal 13 luglio quando cominciata la battaglia per il controllo dell'aeroporto della capitale.

Lo ha reso noto il ministero della Salute. L'ultimo bilancio fornito una settimana fa parlava di 47 morti e 120 feriti.

È guerra a Tripoli. Quasi 100 morti e 400 feriti è il nuovo bilancio di due settimane di scontri nella sola capitale, dove le diverse milizie si contendono il controllo dell'aeroporto internazionale, in una prova di forza che non è solo territoriale e che si dimostra sempre più violenta.

Anche a Bengasi, in Cirenaica, si contano solo oggi almeno 38 morti in scontri tra forze speciali libiche e gruppi armati islamici. L'allarme è sempre più alto, tanto che dopo gli Stati Uniti, che ieri hanno evacuato tutto il personale dell'ambasciata, oggi anche Gran Bretagna, Germania, Olanda e Francia hanno invitato i propri concittadini a lasciare la Libia.

L'ambasciata italiana resta «aperta e operativa», ma il governo ha disposto «da giorni un piano di tutela dei connazionali nelle zone più a rischio»: oltre 100 italiani che ne hanno fatto richiesta sono stati trasferiti fuori dal Paese, ha riferito la Farnesina. Dal canto suo l'Eni ha reso noto che «le attività proseguono regolarmente» ma che «l'evolversi della situazione nel Paese viene monitorata con attenzione». Ieri a Tripoli un razzo sparato dalle milizie ha colpito un edificio che ospitava operai egiziani uccidendone 23, ha reso noto l'agenzia egiziana Mena.

Non è chiaro se queste vittime siano incluse nel nuovo bilancio fornito oggi dal ministero della Salute libico di 97 morti dal 13 luglio. Il dato - è stato precisato - si basa sui rapporti di 8 ospedali pubblici della capitale e della periferia, ma non tiene conto di vittime arrivate negli ospedali di campagna o di altre città. Intanto continuano i combattimenti attorno allo scalo tra gli ex ribelli di Misurata e quelli di Zintan, che ne detengono il controllo dalla caduta del regime nel 2011.

Parallelo al lancio di razzi, alle esplosioni, agli attacchi, sopravvive tuttavia il tentativo di dare istituzioni democratiche al Paese. Una cinquantina di membri della nuova Camera dei rappresentanti, eletta il 25 giugno, provenienti dall'ovest, dal centro e dal sud della Libia, si è riunita a Tripoli, riferisce il Libya Herald, per preparare il passaggio di poteri dal Congresso nazionale uscente previsto il 4 agosto a Bengasi. Ma la presenza di gruppi islamici e dei jihadisti di Ansar al Sharia rendono la città orientale instabile e insicura quanto e più di Tripoli. In quella che fu la culla della rivoluzione contro Muammar Gheddafi, continua inoltre l'operazione «Dignità» del generale dissidente Khalifa Haftar - accusato di colpo di Stato e di aver assunto un'autorità che non gli compete - che da maggio scorso tenta di 'ripulire' la città dell'est dai fondamentalisti.

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