Vaticano, una lettera riapre il caso Ior
«Il nuovo direttore ci tiene all'oscuro»

Vaticano, una lettera riapre il caso Ior «Il nuovo direttore ci tiene all'oscuro»
di Franca Giansoldati
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Martedì 18 Febbraio 2014, 08:10 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 19:23
Una situazione venutasi a creare a partire dalla nomina del direttore, Ren Brulhart che ha fatto venire meno le condizioni per poter svolgere le funzioni e i compiti assegnati dalla Legge e dallo Statuto. Una missiva pesantissima, senza precedenti, corredata da una ampia documentazione. Porta la data del 16 gennaio ed è firmata dai maggiori giuristi d'Oltretevere: il professor dalla Torre, l'avvocato De Pasquale, e i professori Marcello Condemi, Claudio Bianchi e Cesare Testa. Il caso ora giace sul tavolo di monsignor Pietro Parolin proprio mentre il Papa in questi giorni è impegnato in una riunione con i cardinali del G8 per parlare di riforma dello Ior e risolvere altri nodi di natura economica.



OPACITÀ

La situazione «insostenibile» e «preoccupante» sta mettendo a repentaglio gli sforzi sulla trasparenza finora fatti, compreso gli «ottimi rapporti» con la Banca d’Italia (rapporti che avevano permesso il dissequestro dei 23 milioni di euro depositati dallo Ior presso il Credito Artigiano e la Banca del Fucino). Dalla denuncia si evince che i problemi sono nati con l'arrivo di Brulhart, già consulente della Segreteria di Stato ai tempi di Bertone. È a questo punto che l’Aif è stato «progressivamente posto nelle condizioni di non svolgere il proprio ruolo, visto che è stato tenuto all'oscuro di quasi tutta l'attività», dalla ricezione delle segnalazioni sospette, ai rapporti con le autorità interne e di altri Paesi, alla collaborazione internazionale. Un quadro sconfortante tenendo conto che né il cardinale Nicora, né il Consiglio direttivo sono stati messi al corrente dello screening sui conti e sui clienti dello Ior. Un lavoro, questo, appaltato alla Promontory, una società americana. Non solo. Il cardinale Nicora prima di lasciare l'incarico (in aperto contrasto con Brulhart) aveva richiesto una dettagliata relazione su tutte le operazioni sospette rilevate, ma si è visto recapitare solo una paginetta in inglese di poche righe «del tutto insoddisfacenti». La stessa sorte è toccata ai membri del Consiglio che non hanno mai potuto «valutare se la gestione delle segnalazioni sospette» fosse stata condotta nel rispetto delle leggi. Al direttore dell'Aif, Bruhlart, viene inoltre imputato di essere in palese conflitto di interessi considerando che sarebbe partner di due società private di consulenza finanziaria a Zurigo, cosa che lo costringe a stare fuori Roma diversi giorni la settimana nonostante l’incarico impegnativo che ha in Vaticano.



CONFLITTI

Lo stesso cardinale Nicora sarebbe stato tenuto sistematicamente all'oscuro dell'attività condotta dal direttore dell'Aif. A questo problema si aggiunge anche l'esiguo numero di dipendenti in forze all'Authority, la carenza dei programmi di formazione e il braccio di ferro per la promozione del vice direttore, carica tutt’ora vacante. Bruhlart sosteneva Di Ruzza (genero dell’ex Governatore Fazio) contro il parere del cardinale e del Consiglio che lo hanno ritenuto non idoneo. Il rischio legato a questo stallo è alto. E Moneyval potrebbe giudicare «inadempiente» la Santa Sede in materia di effettività della legge sull'antiriciclaggio. Ora la parola passa però a Papa Francesco.
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