Intervista al ministro Poletti: «Dopo l'estate regole più flessibili per le pensioni»

Intervista al ministro Poletti: «Dopo l'estate regole più flessibili per le pensioni»
di Giusy Franzese
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Venerdì 1 Agosto 2014, 00:18 - Ultimo aggiornamento: 2 Agosto, 08:41

Basta con gli interventi tampone sulle pensioni: con la prossima legge di Stabilit, a ottobre, arriver una nuova norma che consentir la flessibilit in uscita. Il governo ci sta lavorando da tempo con l’obiettivo di trovare una soluzione strutturale, che parta dalle situazioni emergenziali, ma che sia di utilizzo universale. Sul tavolo del ministro del Welfare, Giuliano Poletti, ci sono diverse opzioni. L’idea per ora è quella di utilizzare non uno strumento unico per tutti, ma una ”tavolozza di colori“, di modo che ognuno possa utilizzare quello più adatto alla propria situazione. «Non tutti esodati, non tutti prepensionati» sintetizza con una sorta di slogan Poletti. Intanto la prossima settimana il Consiglio dei ministri darà il via libera ad altri 600 milioni per la cig in deroga e contestualmente sarà varato un decreto interministeriale con i nuovi criteri per l’accesso all’ammortizzatore sociale.

Ministro, deroga dopo deroga, salvaguardia dopo salvaguardia, si sta smontando la legge Fornero sulle pensioni. Dato ormai per assodato che quella riforma è fatta da meriti ma anche di ”buchi neri“, non sarebbe meglio affrontare il tutto con una soluzione strutturale uguale per tutti?

«Ci stiamo lavorando, consapevoli che si tratta di interventi onerosi dal punto di vista economico e finanziario. Dobbiamo rendere più flessibile la possibilità di pensionamento, trovando gli strumenti adatti e coerenti alle diverse situazioni. Un conto è parlare di esodati, ovvero di persone rimaste in mezzo ad un guado in seguito al varo della riforma, un conto è parlare di situazioni socialmente problematiche come quelle ad esempio di chi ha perso il lavoro in età avanzata ma non tanto da poter accedere alla pensione. Per questo abbiamo individuato strumenti differenziati».

A proposito di sessantenni rimasti disoccupati: lei in una precedente intervista al nostro giornale accennò a un «ponte» verso la pensione. È una ipotesi ancora in campo? E come funzionerà?

«Stiamo lavorando, stiamo facendo le simulazioni necessarie. Poiché si tratta di interventi che hanno un tasso di onerosità, credo che l’unico modo serio per affrontare la questione sia quella di inquadrarli nella discussione della legge di Stabilità».

Quando arriveranno le nuove risorse per la cig in deroga? Sindacati e Regioni stimano un bacino di cento - centocinquantamila persone ”a secco“ da mesi. La questione però viene continuamente rinviata.

«Abbiamo deliberato e spostato 400 più 400, quindi 800 milioni di euro che erano stati stanziati sul 2014 per pagare i residui di cassa del 2013. Naturalmente se una parte di queste risorse non sarà impegnata nel 2013, potrà esserlo nel 2014. Essendo rimasti a copertura della cig in deroga del 2014 solo 600 milioni di euro, contemporaneamente ci siamo impegnati a trovare nuove fonti di copertura. Cosa che è avvenuta di concerto con il ministero dell’Economia.

Di quanto si tratta?

«Di ulteriori 600 milioni di euro. Per avere piena disponibilità di queste risorse abbiamo bisogno di una norma: non è stato possibile farlo nel Consiglio dei ministri di oggi (ieri, ndr), presumo sarà nel prossimo. Sostanzialmente il problema è risolto. Contemporaneamente sarà approvato un decreto interministeriale per mandare in pagamento subito 400 milioni di questi 600».

Utilizzerete anche le risorse non spese del cosiddetto bonus giovani?

«Può essere che una quota arrivi anche da questo capitolo».

Crede che queste somme riusciranno a coprire l’intero 2014?

«Si. A conti fatti abbiamo messo 200 milioni di più della dotazione di partenza. Inoltre è pronto, e sarà varato insieme agli altri due provvedimenti, il decreto con i nuovi criteri sulla cig in deroga».

Si tratta di criteri più restrittivi, giusto? Ci saranno novità rispetto alla bozza messa a punto a fine giugno e sulla quale Regioni e sindacati erano in disaccordo?

«Rispetto a quella bozza ci sono delle modifiche. Ma non mi chieda quali. Non posso anticipare nulla».

Il passaggio nell’Aula del Senato del Jobs act, il disegno di legge delega, ormai slitta a settembre. Tra le cause: l’ingorgo di provvedimenti al Senato, ma anche il nodo sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che la parte moderata della maggioranza vorrebbe abolire. Quale è la sua posizione?

«Credo sia sbagliato innescare ancora una volta una sorta di conflitto intorno a questo tema, perché così storicamente si blocca tutto. Inoltre vorrei ricordare che l’articolo 18 è stato modificato significativamente 2 anni fa dalla legge Fornero. Aspettiamo i risultati del monitoraggio».

La disoccupazione giovanile continua a far segnare nuovi record. Anche strumenti a suo tempo molto caldeggiati dalle imprese, come il bonus giovani, non decollano. Al di là della Garanzia giovani, cosa può fare il governo per smuovere questa situazione?

«Sul bonus giovani faremo una riflessione per verificare se l’impianto della norma può essere migliorato. Non abbiamo comunque intenzione di interrompere l’agevolazione. La vicenda ci conferma che se non c’è sviluppo economico non c’è bonus che tenga. Il rilancio dell’economia parte dagli investimenti e dai consumi. E su questi punti che il governo si sta impegnando».

L’Istat comunica cinquantamila occupati in più in un mese: solo una rondine che non fa primavera o qualcosa di più?

«L’incremento degli occupati ci fa auspicare che sia il primo segno di una inversione di tendenza. Certo non è ancora il momento di fare salti di gioia, la situazione resta difficile. Questa è una fase di altalena, c’è molta incertezza che influenza le scelte degli imprenditori. Dobbiamo lavorare perché la stabilizzazione dell’occupazione diventi una tendenza consolidata».

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