Istruzione professionale come in Germania: in Italia decolla il canale fra scuola e lavoro

Istruzione professionale come in Germania: in Italia decolla il canale fra scuola e lavoro
di Diodato Pirone
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Sabato 21 Novembre 2015, 13:59 - Ultimo aggiornamento: 17 Novembre, 21:04
ROMA Quante volte avete sentito dire che la scuola italiana è lontana dal mondo del lavoro?

Eppure esiste un canale poco conosciuto, l'Istruzione e Formazione Professionale (IeFP), che in 3 o 4 anni offre una qualifica o un diploma professionale ai ragazzi usciti dalla terza media, o che hanno abbandonato precocemente la scuola secondaria superiore, puntando proprio su una formazione pratica e vicina alle aziende, senza rinunciare a una solida istruzione generale di base, compreso l’assolvimento dell’obbligo scolastico generale. Insomma dall'IeFP si esce capaci di lavorare professionalmente e di stare al mondo. In queste scuole (si tratta di Enti di formazione accreditati dalle Regioni o Istituti professionali dove i primi non esistono) nascono meccanici, elettricisti, cuochi, parrucchieri, idraulici. Quelle figure di cui le imprese hanno spesso un disperato bisogno e che, paradossalmente, non sempre sono disponibili sul mercato del lavoro italiano.



Ad avviare il rilancio della IeFP, innestando su di essa il nuovo apprendistato, potrebbe essere una sperimentazione lanciata dal Ministero del Lavoro attivata nelle scorse settimane con un bando di Italia Lavoro: nei prossimi due anni, in 300 Centri di formazione professionale 60.000 giovani dovrebbero iniziare nuovi corsi di IeFP abbinati a un contratto di apprendistato di I livello, quindi una formazione che li avvicina ancora di più alle imprese e al lavoro.



Ne abbiamo parlato con Paola Vacchina, responsabile Acli (e degli enti di formazione di ispirazione cristiana) di questo settore.



Dottoressa Vacchina quanti ragazzi frequentano la IeFP?



"Attualmente sono iscritti ai corsi triennali che assicurano la qualifica professionale circa 316.000 giovani. Arriviamo a 328.000 considerando anche gli iscritti al quarto anno di corso cui consegue un diploma".



Con questa sperimentazione cosa cambia?



"Anzitutto si prova a costruire una "via italiana al sistema duale", molto diffuso nel centro e nord Europa, Germania in testa: il modello di formazione per il quale scuola e imprese condividono la responsabilità della formazione dei giovani, per insegnare un mestiere così come davvero viene esercitato nei luoghi di lavoro. In secondo luogo i centri di formazione impareranno meglio, oltre che a formare, anche a orientare i giovani ad una scelta professionale e a portarli all’accesso al lavoro. Infine si stimola l’innovazione delle imprese, soprattutto delle piccole, che dovranno imparare a diventare luoghi di formazione e di trasmissione di competenze e che potranno formare e selezionare i loro futuri collaboratori".



Ma questo vuol dire che i ragazzi troveranno lavoro più facilmente?



"Il modello da sperimentare si ispira al sistema tedesco, che dimostra di essere il miglior ufficio di collocamento dei giovani, poiché in quel Paese due terzi dei giovani viene assunto al termine della formazione dalla stessa impresa nella quale hanno fatto parte della formazione e l’altro terzo si colloca sul mercato in tempi brevi. E’ il dispositivo formativo già condiviso tra imprese e scuole che garantisce questi risultati, non solo per la qualità della formazione e la sua aderenza alle esigenze delle imprese, ma anche perché le imprese investono nella formazione e ne colgono la convenienza".



imprenditori italiani ne sono consapevoli?



"Ovviamente il conquistare le imprese a questo approccio sarà uno degli aspetti centrali della sperimentazione e bisogna aspettarsi delle resistenze. Ma bisogna anche sottolineare che esiste una stretta reciproca interazione tra qualità della formazione e sviluppo della qualità del sistema delle imprese. Lo vediamo già oggi e confidiamo che la sperimentazione consolidi questo circuito virtuoso".



Qual è il segreto degli IeFP?



"Semplice. Non è vero che gli Enti di formazione professionale sono scuole di scarsa qualità, perlomeno non gli Enti che offrono la IeFP. Noi garantiamo accoglienza dei progetti dei giovani, una formazione molto pratica e solida che favorisce anche lo sviluppo della loro istruzione generale, apprendimento anche direttamente nelle imprese, continuo aggiornamento dei percorsi formativi alla domanda del mercato, metodologie di insegnamento attive".



E qual é il lato negativo?



"Il divario Nord-Sud. Nel Nord le esperienze concrete sono largamente positive con alcuni risultati davvero straordinari. Nel Sud molto meno. E, se le Regioni del Sud non si riattivano, c’è il rischio che la sperimentazione aumenti ulteriormente il divario. Se la IeFP non diventa patrimonio di tutto il Paese il rischio è che il sistema stesso si infragilisca con un grave danno per i giovani e le famiglie, per i territori e l'economia".



Chi vi finanzia?



"Le Regioni, il ministero del Lavoro e usufruiamo dei Fondi europei destinati alla formazione.Vorrei sottolineare che questo canale costa meno degli istituti professionali e tecnici".



Quali sono le sfide che attendono la IeFP?



"La piu importante è quella del consolidamento delle nostre esperienze in termini di continuità di finanziamento e di completamento della filiera, che noi chiamiamo verticalizzazione, ovvero la possibilità per tutti i ragazzi che ottengono la qualifica di frequentare anche un quarto anno e poi di arrivare a un titolo che consenta loro di proseguire, eventualmente, verso un possibile sbocco di formazione terziaria, universitaria e non".



E poi?



"Poi c'è un problema orizzontale, ovvero come dicevo dobbiamo migliorare e uniformare la nostra rete in tutte le Regioni italiane, perchè nessuno rimanga escluso dal diritto di accesso a questo ormai sperimentato e promettente modo di studiare e prepararsi al lavoro: la IeFP. Ha un nome strano ed è poco conosciuta, ma come dicono tutte le rilevazioni ha meriti straordinari: abbattere drasticamente, nelle Regioni dove è presente, il tasso di abbandono scolastico, favorire l'occupazione dei giovani, includere con successo studenti stranieri e socialmente svantaggiati, ampliare e diversificare la possibilità di scelta delle famiglie e dei giovani".
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