Erasmus, 173 mila gli studenti italiani all'estero, oltre un milione quelli da tutta Europa

Erasmus, 173 mila gli studenti italiani all'estero, oltre un milione quelli da tutta Europa
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Mercoledì 17 Ottobre 2007, 16:23
ROMA (17 ottobre) - Molti studenti decidono di frequentare l'anno scolastico all'estero, ma per poco tempo, da tre a sei mesi. Per il 2007-2008, 3.500 hanno deciso di andare a studiare fuori dai confini italiani, ma soltanto 2.200-2.500 rimarranno fino a giugno. Secondo una ricerca condotta da Ipsos, commissionata dalla Fondazione Intercultura, il fenomeno degli scambi scolastici pi conosciuto rispetto a sei anni fa, ma cresciuto di poco, perch i giovani che si recano all'estero per un intero anno sono meno di tremila e, di questi, circa la metà si sistema presso amici o familiari. I soggiorni brevi, di tre o sei mesi, sono preferiti: Ipsos stima che siano tra i 750 e i mille gli studenti che rimarranno studieranno in altri Paese per sei mesi, mentre 300-500 vi rimarranno per 90 giorni. Le mete scelte sono soprattutto il nord America e l'Europa occidentale, con Stati Uniti e Germania ai vertici delle classifiche. Lo studio ha analizzato anche le aspettative, gli atteggiamenti, i fattori di propensione e le barriere incontrate da studenti, famiglie e presidi negli scambi scolastici interculturali. I nostri studenti vanno all'estero, mentre il nostro Paese ospita spesso ragazzi di altri nazionalità. Secondo Ipsos sono già arrivati 1.400-1.600 studenti stranieri che si fermeranno per l'intero anno scolastico, mentre altri 100-250 staranno sei mesi e 300-400 giovani per tre mesi. Di solito, i giovani stranieri trovano ospitalità presso le famiglie che hanno mandato i loro figli fuori casa, quelle impegnate nel volontariato, impegnate in attività di solidarietà o religiose. Su un campione di 637 genitori intervistati, solo il 41% si è dichiarato disponibile a ospitare uno studente dell'estero. l'altro 41% è contrario. Se a partire sono invece i figli, il 69% dei genitori è propenso a favorire l'esperienza fuori dall'Italia. Anche il 68% degli studenti intervistati approva lo studio all'estero perché «permette di migliorare la conoscenza delle altre lingue» e consente di «imparare tante cose di un'altra cultura». Le scuole più disponibili agli scambi interculturali sono risultati gli istituti tecnici e professionali. Più ostili, invece, sono i licei scientifici e classici, perché la considerano un po' una perdita di tempo. Erasmus. In vent'anni, il progetto Erasmus ha permesso di mandare a studiare all'estero 173 mila studenti italiani. Dalla sua nascita, nel 1987, il programma europeo di mobilità studentesca ha coinvolto oltre un milione e mezzo di ragazzi in tutta l'Europa. Confrontarsi con una formazione diversa da quella ricevuta nel proprio Paese sembra consentire ai ragazzi una preparazione migliore. Secondo un'indagine di Almalaurea, infatti, i laureati che hanno fatto l'Erasmus hanno più facilità a trovare lavoro non nel breve ma nel medio periodo. A un anno dalla laurea, infatti, il tasso di occupazione è del 52,7% per chi ha fatto l'Erasmus e del 51,4% per chi non l'ha fatto. A cinque anni, però, il divario cresce: 89,1% contro 84,9%. La ricerca è stata condotta su un campione di 79 mila studenti delle università aderenti al consorzio, che si sono laureati prima della riforma del 2005. Tra questi, l'85,5% non ha partecipato a un'esperienza di studio all'estero, l'8,2% ha preso parte a un programma Erasmus o a un altro dell'Unione europea. L'esperienza migliore è risultata quella finanziata dall'Ue, con il 52,8% dei laureati che durante gli studi si sono fermati all'estero almeno sei mesi. Gli studenti che partecipano all'Erasmus studiano lingue moderne (27,2%), scienze politiche e sociali (12,5%),architettura (11,2%), agraria (8,8%) e lettere (7,9%). In fondo alla graduatoria si trovano universitari che frequentano corsi di materie scientifiche. Sul piano sociale, si è visto che di solito i ragazzi che accettano di fare esperienza oltreconfine, hanno almeno uno dei due genitori laureati.