I TESTIMONI
Il ristorante “La stazione di posta” si trova in largo Dino Frisullo, all'interno della Città dell'altra economia. A quell'ora, c'erano anche famiglie con bambini. Gli investigatori hanno sentito alcune delle persone presenti. Secondo le testimonianze raccolte, non ci sarebbero stati scontri, la protesta è andata avanti per mezz'ora, senza provocare incidenti o danneggiamenti. Gli uomini entrati nel ristorante, stando a una prima ricostruzione, non erano armati, agitavano cartelli e sventolavano bandiere palestinesi. Sono partiti in gruppo, al grido «Martini, amico degli oppressori israeliani». Quando sono arrivati gli agenti della Digos, sono fuggiti.
L'EVENTO
«Ho sentito urlare e visto bandiere sventolare, ma non ero dentro il locale», dice il signor Marcello. Abita nel quartiere Testaccio. Quando è scattata l'irruzione, si trovava nei paraggi. «Cucinare nei ristoranti chic di Tel Aviv – è scritto sui volantini seminati per strada dai palestinesi - vuol dire rendersi complici delle violazioni israeliane dei diritti umani e della perpetuazione dell'occupazione, dell'apartheid e del colonialismo. Chiediamo ai partecipanti di boicottare l'evento». Il testo esordisce con uno slogan: «Fuori l'apartheid dal menù». E ancora: «Ai cuochi – si legge – chiediamo di sostenere l'appello della società civile palestinese e di boicottare il “Round tables tour”, come mezzo non violento per esercitare pressioni su Israele». Marco Martini è stato premiato come miglior chef emergente per il centro Italia. La sua partecipazione al “Round tables tour” è l'ennesimo riconoscimento. L'evento di portata internazionale coinvolge tutti i big della cucina.