Roma, la Piramide Cestia torna al suo splendore: l'inaugurazione con Yuzo Yagi

Roma, la Piramide Cestia torna al suo splendore: l'inaugurazione con Yuzo Yagi
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Lunedì 20 Aprile 2015, 15:59 - Ultimo aggiornamento: 16:01

È tornata al suo immacolato bianco originario, colore preferito del suo benefattore arrivato dall'oriente, la Piramide Cestia, monumento sepolcrale voluto da Caio Cestio e costruito tra il 18 e il 12 a.C. nello stile «all'egiziana» che aveva conquistato l'impero romano dalla battaglia di Azio in poi. Dopo un anno e mezzo e in anticipo sui tempi previsti, la Piramide è tornata al suo splendore grazie al restauro della Soprintendenza Speciale per il Colosseo e ai due milioni di euro donati dal magnate della moda giapponese Yuzo Yagi.

A incantarlo, tre elementi fondamentali per la sua cultura: il colore, le linee purissime e la sensazione di fermare il tempo camminandole intorno. «È straordinario restituirla alla città bianca come duemila anni fa - spiega all'inaugurazione del monumento - È stato un ottimo lavoro con una grande squadra, guidata da due donne», come Rita Paris e Maria Grazia Filetici, direttori del monumento e dei lavori.

In cambio, Yagi non avrà vantaggi fiscali né sponsorizzazioni, ma solo la sensazione di aver restituito qualcosa a un paese che gli ha dato molto e la possibilità di una festa d'inaugurazione, a sue spese questa sera, con 250 invitati da tutto il mondo.

Intanto questa mattina al suo fianco al taglio del nastro, rigorosamente con rito giapponese, il presidente della Fondazione Italia Giappone, l'ambasciatore Umberto Vattani, i sottosegretari alla cultura e agli esteri, Francesca Barracciu e Benedetto Della Vedova, il soprintendente per i beni archeologici di Roma, Francesco Prosperetti, e il sindaco Ignazio Marino, che ora vaglierà il progetto di pedonalizzare l'antistante via Persichetti. Costruita per volere del politico romano Caio Cestio in 330 giorni, racconta la Paris, quel che sappiamo della Piramide, tutta in marmo di Carrara, è inciso sulle sue stesse mura.

Alta 36 metri, ha una piccola camera funeraria, affrescata in stile pompeiano, in parte depredata nel Medioevo. Sopravvissuta nel tempo perchè all'interno delle mura aureliane, ha conosciuto già un mecenate, Papa Alessandro VII, che stanziò 5 mila scudi per il suo restauro, e per la sua forma catalizzatrice d'energia ha ospitato riunioni esoteriche, cui partecipò anche Ugo Foscolo. Segni sul muro, testimoniano poi che nell'ultima guerra fu tristemente usata per alcune fucilazioni. Il suo restauro è stato compiuto in tempo record, appena 327 giorni (75 in meno del previsto) in due tranche nell'arco di un anno e mezzo, senza chiusura, in un mix di tradizione tecnica e innovazione, dai 12 mega stop per bloccare la sua deformazione e per una migliore sicurezza antisisimica, all'uso di nuove sostanze di protezione per il marmo.

Piccoli tasselli campione, recuperabili senza impalcature da restauratori freeclimber, testeranno nel tempo quali siano le più efficaci, da utilizzare sul resto del vasto patrimonio in marmo della città. Una nuova rampa la rende poi accessibile anche ai portatori di handicap. L'operazione è «una brillante best practice - commenta la Barracciu - che rafforza la nostra convinzione che la collaborazione tra pubblico e privato, spesso demonizzata, è una strada da percorrere sempre con maggiore determinazione. Ora che da luglio c'è anche l'Art Bonus siamo molto fiduciosi». Altri monumenti da finanziare in Italia? «Al momento - conclude Yagi - abbiamo una lunga lista di aiuti in Giappone, per le zone colpite dallo tsunami. Ma sarei felice di tornare nei prossimi anni».

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