Tosi: ragioniamo sul dopo-Berlusconi
servono le primarie con il centrodestra

Tosi
di Claudio Marincola
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Domenica 20 Ottobre 2013, 09:44 - Ultimo aggiornamento: 16:23
ROMA C’ anche la Lega tra i cantieri in movimento tra i moderati. Spezzoni, componenti in lotta tra loro, materia grigia rimasta fino a ieri sotto la linea di galleggiamento e ora in ebollizione. Alchimie che potrebbe portare a formule fino a ieri impensabili. Alcuni, ad esempio, hanno visto nell’incontro tra il ministro della Difesa Mario Mauro e il sindaco di Verona Flavio Tosi l’inizio di un dialogo che potrebbe portare lontano.

Sindaco Tosi che cosa vi siete detti con Mauro?

«Abbiamo parlato di questioni che riguardano il futuro del Paese. Le riforme indispensabili che aspettiamo da sempre. E ho trovato davanti a me una persona, devo dire, molto pragmatica. Ci eravamo già incrociati in altre occasioni ma non così a lungo e senza toccare certi argomenti così a fondo».

Nel cantiere dei moderati c’è posto anche per voi?

«Alla base del nostra ragionamento c’è la stessa analisi: pensiamo entrambi che simboli, partiti e ideologie oggi contino molto meno che in passato. E che gli elettori in futuro tenderanno a fidarsi sempre più delle persone. Mai come ora tra forze diverse occorre parlarsi, trovare posizioni condivise. Il problema lo hanno gli altri ma lo abbiamo anche noi. È inutile negarlo: qualche anno fa la Lega aveva il triplo dei voti».

Dunque?

«Dunque la prima cosa da fare è pensare al sistema elettorale da adottare. Io credo che si debba andare verso quel modello che dal ’93 fino a oggi ha consentito ai sindaci di governare. Un sistema che ha funzionato. Che garantisce governabilità, dà ai sindaci i poteri per gestire l’amministrazione. Se lo trasportiamo su scala nazionale e lo inseriamo in una logica di alternanza, secondo noi può funzionare. Può essere un sistema a uno o due turni, o con il Senato trasformato in una Camera della Regioni. Uno dei vantaggi sarebbe dare più poteri al presidente del Consiglio. Non ha mai avuto una spiccata simpatia per Berlusconi ma quando diceva che premier e consiglio dei ministri contavano poco aveva ragione».

Siete pronti ad allearvi con una nuova forza moderata che si ispira ai popolari?

«Per adesso dobbiamo continuare a ragionare con la logica attuale. Per cui, la mia risposta è sì. Siamo pronti: però per creare questi presupposti sono necessarie le primarie. Primarie aperte, come negli Usa. Per andare al di là dei partiti e dei meccanismi romani. È quello che ci chiedono i cittadini».

Con la Lega collocata stabilmente nel centrodestra.

«Con la Lega collocata nel centrodestra, certo. La valutazione, non dimentichiamocelo, va fatta sempre in base la programma».

E Berlusconi che fine fa?

«Al di là delle sentenze, compresa quella di oggi (ieri per chi legge, ndr,) credo che sia più che normale che Berlusconi si faccia da parte. Tra non molto il Cavaliere sarà vicino agli 80 anni non possiamo pensare che abbia ancora voglia di rimanere in campo e con questo impegno. Auspico perciò che il meccanismo delle primarie ci permetta di andare avanti, strada facendo la componente partitica sarà sempre meno rilevante. Se si viene eletti dai cittadini il livello partitocratico per forza di cose si fa meno pesante. E vorrei anche aggiungere che se gli schieramenti sono credibili Grillo sparisce. Il consenso di cui gode è la fotografia dei mali della politica».

Non c’è il rischio che uscendo di scena i partiti si annacquino valori e identità?

«I partiti resteranno ma non con lo strapotere che hanno oggi».

Con questi scenari ci guadagna anche Maroni che in Lombardia qualche problema col Pdl ce l’ha.

«Maroni ha vinto con questi schemi, con i due schieramenti in campo. Ora però bisognerà vedere cosa accadrà nel Pdl un partito che per forza di cose non sarà più lo stesso».

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