Ici, la Cassazione: «Le scuole religiose dovranno pagarla»

Ici, la Cassazione: «Le scuole religiose dovranno pagarla»
di Michele Di Branco
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Sabato 25 Luglio 2015, 10:02 - Ultimo aggiornamento: 27 Luglio, 00:19
Le scuole gestite da Enti religiosi dovranno pagare l’Imu, che prima si chiamava Ici. Proprio nei giorni in cui il premier Matteo Renzi ha annunciato la cancellazione dell’imposta sulla prima casa, suona un pò come una beffa la sentenza della Corte di Cassazione che, accogliendo un ricorso del comune di Livorno, ha riconosciuto la legittimità della richiesta di versamento avanzata nel 2010 nei confronti di due istituti paritari della zona.



La decisione dei togati, che non ha precedenti in Italia, riapre una questione molto dibattuta nel Paese. Ma soprattutto appare destinata a fare giurisprudenza aprendo la strada a probabili iniziative simili da parte di altri sindaci. Con conseguenze fiscalmente pesanti soprattutto per la Chiesa cattolica (che gestisce il 63% delle scuole paritarie presenti sul territorio nazionale). Basti pensare che l’attuale esenzione dal pagamento dell’imposta sugli immobili consente alle scuole di schivare circa 500 milioni all’anno di tasse. I fatti: con un comunicato diffuso ieri, il comune di Livorno ha reso noto il contenuto di due sentenze depositate dalla Corte di Cassazione l’8 luglio scorso.



Senza possibili equivoci il dispositivo delle decisioni: poiché gli alunni della scuola paritaria pagano una retta per la frequenza, questa attività è di carattere commerciale, «senza che a ciò osti la gestione in perdita». Nel dettaglio, il giudice di legittimità ha precisato che è giuridicamente irrilevante lo scopo di lucro, risultando sufficiente l’idoneità tendenziale dei ricavi a perseguire il pareggio di bilancio. E cioè, il conseguimento di ricavi è di per sé indice sufficiente del carattere commerciale dell’attività svolta. In poche parole, le scuole paritarie sono business commerciali come qualunque altro e come tali, secondo la sentenza, devono pagare le tasse.



LE REAZIONI

Durissimo il contraccolpo per i due istituti livornesi, «Santo Spirito» ed «Immacolata», chiamati adesso a versare, tra imposte, interessi e sanzioni, 422 mila euro per il periodo 2004-2009. E forse anche di più visto che la Commissione tributaria di Livorno si starebbe preparando a reclamare anche gli importi dovuti per le annualità 2010-2011. La vicenda giudiziaria ha scatenato immediate reazioni nel mondo politico e religioso. «Sono sentenze che lasciano interdetti, perché costringeranno le scuole paritarie a chiudere» ha commentato don Francesco Macrì, presidente della Fidae (Federazione istituti di attività educative). Il quale ha sottolineato che le paritarie «sono scuole che hanno già dei bilanci profondamente in rosso e che allo Stato costano quasi nulla, pur garantendo un servizio alla equiparabile a quello statale.



A differenza di quanto capita in Europa - ha aggiunto Macrì - dove le scuole paritarie vengono sostenute in tutti i modi in Italia vengono continuamente penalizzate e quindi costrette a sparire. E sparendo, sparisce una dimensione importante della struttura organizzativa e educativa della Nazione». Diffusa solidarietà alle paritarie è piovuta dal mondo politico «La sentenza rischia di mandare a zampe per l’aria non pochi istituti. Questi istituti vengono assimilati a realtà commerciali, ma in realtà svolgono un servizio pienamente pubblico, spesso laddove lo Stato non riesce ad arrivare» ha detto Edoardo Patriarca (Pd ), componente della Commissione affari sociali. Mentre Gabriele Toccafondi, sottosegretario al Miur ha avvertito che «se le scuole paritarie devono pagare l’Imu, molte aumenteranno le rette o chiuderanno.



Lo Stato di conseguenza dovrà trovare nuove risorse per costruire nuove scuole e gestirle e la parità scolastica non solo sarà minima nel nostro paese, ma proprio scomparirà». Occorre a questo proposito ricordare che nel 2015 il governo ha stanziato 471 milioni in favore delle scuole paritarie. Voci critiche contro la sentenza della Cassazione anche da Forza Italia e da Scelta civica.
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